Ruben il bambino nato due volte, che all’anagrafe ha due mamme e due cognomi. Un piccolo bimbo già con una lunga vita. Sul suo certificato di nascita c’è scritto: madre, Daniela Conte; padre, Marta Loi. Sì, due donne. I moduli italiani non prevedono la formula neutra “genitore”. E così Marta è diventata il padre. “Ma va bene così. La nostra è una grande vittoria della realtà sulla legge”, dicono le due mamme felici. È il primo caso in Italia per un neonato con due genitori italiani (a febbraio l’anagrafe di Roma aveva registrato Leon, bimbo di quattro anni nato a Buenos Aires da Sofia Pagano, 40 anni, romana e Alejandra Flavia Manini, 58, argentina).
Ruben è nato la prima volta il 3 agosto in Spagna. E la seconda: il 30 settembre a Napoli, quando è diventato finalmente cittadino italiano. Il sindaco, Luigi de Magistris, ha forzato la legge italiana (che non riconosce i matrimoni tra persone dello stesso sesso né le coppie di fatto) e ha deciso di iscrivere Ruben nei registri dell’anagrafe cittadina, in virtù del “diritto all’esistenza in vita”. E così, il sei ottobre Daniela e il piccolo sono tornati a casa. “Sono orgogliosa della mia città e – dice Daniela, artista, 38 anni – Ruben è napoletano prima di essere italiano, perché ha il coraggio di questa città”. Daniela e Marta, che da sette anni vivono in Spagna, per due mesi sono state “in ostaggio” (come dice Daniela) della legge italiana che si scontra con quella spagnola. Per due mesi sono state madri di un bimbo apolide.
“Ci siamo sposate in Spagna il 17 luglio del 2015 e il 3 agosto è nato nostro figlio Ruben, frutto di un’inseminazione artificiale fatta a Barcellona”, racconta Daniela. Si interrompe subito: “Perché un figlio?”, si chiede quasi da sola. “Perché siamo una famiglia e volevamo “crescere, amarci, fare progetti”. E “Ruben aveva tanta voglia di nascere. Al primo tentativo, infatti sono rimasta incinta”. Qui però inizia il limbo. “Non essendoci in Italia una legge che regola il nostro caso – spiega Daniela- ovvero matrimonio e filiazione omosessuale, le autorità spagnole hanno registrato il bambino con doppio cognome: Ruben Conte Loi, come invece prevede la legge spagnola”. Il primo cognome è quello della mamma biologica e il secondo è quello della mamma non biologica, Marta, una dottoranda in “Studi di genere” di origini sarde. Le due mamme hanno aperto, quindi, una pratica con il Consolato italiano a Barcellona e hanno richiesto la trascrizione della nascita, anche mantenendo soltanto il cognome della madre biologica del bambino per richiedere il passaporto e per avere assistenza sanitaria in Spagna (dove vige lo ius sanguinis, cioè il bambino prende la cittadinanza del genitore). “Se non riconoscevano il piccolo in Italia, in Spagna non avrebbe avuto diritto a un pediatra e non lo avremmo potuto portare a Napoli o in Sardegna” spiega Daniela. “C’è chi ci ha detto di rivolgerci a un tribunale, chi di affittare un’auto e passare il confine – racconta Daniela ora è a Napoli, in famiglia, presa tra poppate, cambi e notti insonni – Io avevo solo paura di stare lontana da Marta e di separarmi da Ruben. Ho temuto il peggio. Ora Ruben è un bimbo italiano e so che dovremo combattere tanto e ancora, ma so anche che siamo una famiglia e insieme affretteremo la vita giorno per giorno”.
Dalle due donne parte un appello alle istituzioni italiane affinché “la decisione presa dall’amministrazione comunale di Napoli sia di esempio e consenta ad altre persone che vivono la nostra stessa situazione di riuscire a ottenere i diritti per i loro figli”.
A Natale, inoltre, Daniela e Marta torneranno a Napoli per far registrare all’Anagrafe anche il loro matrimonio celebrato in Spagna, procedura consentita dal giugno 2014 a seguito di una direttiva del sindaco de Magistris.
“Questa notizia – dichiara Antonello Sannino, presidente di Arcigay Napoli – dimostra che Napoli, per quel che concerne i diritti delle persone LGBT è oggi una città all’avanguardia in Italia, dotata di un tessuto amministrativo e sociale profondamente inclusivo e lungimirante. E questo conferma sia una tradizione di inclusività della città, sia il grande lavoro svolto negli ultimi anni dalle associazioni, dal Sindaco Luigi de Magistris e dall’amministrazione comunale”.
“Mentre il Parlamento procrastina e ritarda l’approvazione del ddl Cirinnà sulle unioni civili – aggiunge il Vice Presidente Fabrizio Sorbara – vicende come questa dimostrano che il paese non solo è pronto alla legge sulle unioni civili ma ha una sensibilità che va perfino oltre e supera di gran lunga proposte e promesse dei partiti e degli uomini di governo”
di Cristina Zagaria – Fonte