La Camera dei Deputati nella seduta del 14 ottobre ha definitivamente approvato, senza modificazioni, e con voto bipartisan la proposta di legge n. 2957 e abbinate, già approvata dal Senato della Repubblica il 12 marzo 2015, che va a modificare la legge 184/1983 e riconosce il diritto alla continuità affettiva dei bambini e delle bambine in affido familiare. È l’affermazione di un principio importante, un cambiamento che tutte le associazioni che si occupano di affido chiedevano da molti anni. Con Frida Tonizzo, consigliere nazionale Anfaa-Associazione Nazionale Famiglie Adottive e Affidatarie, vediamo perché questa legge è così importante.

Soddisfatta?
Possiamo dire che tutte le associazioni che operano nel campo dell’affido hanno fortemente sostenuto questa proposta di legge, almeno nella stesura licenziata dal Senato e ora approvata dalla Camera. Saranno soddisfatte anche le famiglie affidatarie, che si vedono valorizzate nel loro ruolo, visto che la legge all’articolo 5 ora riconosce l’obbligo di sentire gli affidatari sulle decisioni che riguardano il bambino, pena la nullità del provvedimento.

Cosa cambia da domani?
La novità che viene più sottolineata è il fatto che in caso di adottabilità di un minore già collocato in affidamento famigliare, i tribunali per i minorenni dovranno preventivamente valutare la disponibilità all’adozione delle famiglie affidatarie: è la famosa “corsia preferenziale” che si apre per le famiglie affidatarie rispetto all’adozione del bambino o ragazzo che hanno accolto. Questo però è solo un aspetto della novità. L’asse portante in realtà è il riconoscimento della continuità degli affetti del minore: questa è una legge centrata sul minore e questa continuità degli affetti è prevista sempre, anche nel caso in cui il ragazzo torni nella sua famiglia d’origine, vada in adozione a un’altra famiglia, vada in comunità. È il superamento di una prassi inaccettabile, che interrompe drasticamente e totalmente i rapporti con chi ha cresciuto i ragazzi fino al giorno prima. Da domani non avremo più bambini che si vedono la vita spezzata da un giudice, si riconosce invece il diritto a un passaggio morbido, accompagnato, dalle braccia di una famiglia a quelle di un’altra famiglia.

Questi rapporti con la famiglia affidataria potrebbero quindi durare per sempre o solo per un certo periodo?
Ovviamente ogni caso è a sé, sarà il tribunale a dare indicazioni caso pe caso. L’importante però è il principio. Io ho in mente molti bambini che per ordine di un tribunale hanno visto “scomparire nel nulla” la famiglia che li ha cresciuti, che ha restituito loro il diritto stesso di essere bambini. Ho visto vite distrutte per questo, vite dei bambini e delle famiglie. Ci sono tribunali che appena arriva l’adottabilità di un bambino lo allontanano dalla famiglia affidataria e lo mettono in comunità, per fare una sorta di “decongestionamento affettivo” prima dell’ingresso nella famiglia adottiva. Una follia. La sfida delle adozioni è al contrario il riconoscere e ricomporre la storia pregressa del bambino.

Quanti bambini potrebbero essere toccati dalla nuova legge?
I dati ministeriali parlano di 28.449 minori fuori famiglia, di cui 14.255 in comunità residenziali e14.194 in affidamento: 6.750 sono affidati a parenti, 7.444 a terzi. Dei minori in affidamento, grossomodo il 35% rientra nella propria famiglia di origine, i minori in affido che successivamente vengono dichiarati adottabili sono relativamente pochi, forse potremmo dire anche pochissimi. Ma la legge come dicevo è importante perché riconosce a tutti questi 28mila minori il diritto alla continuità degli affetti. Anche nel caso in cui la famiglia affidataria non ha il desiderio di fare il passaggio all’adozione, pensiamo ad esempio alle famiglie ponte o a quelle del pronto intervento. Alla base dell’affido e dell’adozione ci sono motivazioni molto diverse, chi desidera un figlio non si rivolge all’affidamento come scorciatoia per l’adozione.

A questo proposito, la legge esclude che i single – che pure possono avere l’affidamento di un minore – possano poi chiederne l’adozione. È uno dei punti più dibattuti, si è dovuto scendere a un compromesso, rinunciandovi, pur di portare a casa la legge. Per alcuni è un compromesso necessario ma difficile da digerire, per altri è stata la conditio sine qua non per dire sì alla legge. Lei che ne pensa?
Su questo punto le associazioni hanno posizioni differenti. A mio parere non c’è il problema, le persone single in Italia non possono fare l’adozione legittimante, per farlo bisogna cambiare la legge. L’adozione per i single esiste in casi particolari, con l’articolo 44 comma d) della legge 184, che resta e che continua a valere. In Italia abbiamo 15 coppie disponibili all’adozione per ogni bambino adottabile, mi sembra che la battaglia per consentire l’adozione ai single non sia una priorità dal punto di vista del dare una famiglia al bambino! La battaglia da fare piuttosto è quella per dare una famiglia ai bambini che non riescono a trovarne una, ad esempio quei 300 minori con disabilità di cui lo stesso Ministero parla. Oggi il tema vero è dare sostegno alle adozioni difficili, nazionali e internazionali.

di Sara De Carli – Fonte

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