Quindici giorni di paternità obbligatoria. Un congedo che i padri dovranno prendere contemporaneamente alla madre nel primo mese di vita del figlio/figlia. La misura, che sarà presentata sotto forma di emendamento alla legge di Stabilità entro il 7 novembre, ha un duplice obiettivo: 1) favorire, finalmente, la cultura della condivisione dei compiti di cura tra uomini e donne; 2) mettere uomini e donne sullo stesso piano di fronte alle aziende.

Oggi in Italia il congedo di paternità obbligatorio è di un giorno soltanto, introdotto dall’ex ministra del Lavoro Elsa Fornero con un provvedimento che «scadrà» a dicembre di quest’anno. Per non perdere quell’esperienza ma anzi fare «un passo in più», la vice presidente del Senato, Valeria Fedeli, e la vice presidente pd alla Camera Titti Di Salvo, hanno depositato un disegno di legge che introduce 15 giorni di congedo obbligatorio, pagato all’80% dello stipendio come per le madri. Il ddl riprende la proposta avanzata dal Corriere della Sera in occasione del Tempo delle donne, frutto di un lavoro di inchiesta svolto da chi scrive insieme con Alessandra Puato e Monica Ricci Sargentini. «Valorizzare la paternità significa dire che il valore della maternità riguarda tutti — ha spiegato Fedeli —. Se non diventa un valore la genitorialità condivisa non si può affrontare il problema del gap salariale fra uomini e donne».

Il nuovo ddl parla di «misure sulla genitorialità».

Non è un caso. Come è accaduto con la normativa appena varata in Germania, l’intento è quello di incentivare insieme e senza distinzioni il coinvolgimento dei padri e delle madri in un’ottica di condivisione. Il ddl è stato firmato da esponenti sia del centrodestra che del centrosinistra. Dalla consigliera del premier in materia di Pari opportunità Giovanna Martelli, alla capogruppo pd in commissione Lavoro al Senato Annamaria Parente. Ma anche dal capogruppo di Forza Italia al Senato Paolo Romani. «Credo che un congedo di paternità più lungo sia utile prima di tutto agli uomini che potranno così avere una straordinaria occasione per apprezzare a tutto tondo il proprio ruolo», spiega Romani.

L’allungamento del congedo dei padri può contare anche sull’appoggio del ministro del Lavoro Giuliano Poletti e del presidente dell’Inps Tito Boeri. Poletti ha voluto esprimere il suo «interesse e attenzione per la tematica e gli obiettivi» del disegno di legge. «Stiamo valutando — ha scritto il ministro — le modalità per la prosecuzione della sperimentazione» avviata dalla legge Fornero.

Molto esplicito il presidente dell’Inps, Tito Boeri, il quale ha ricordato in una lettera che il congedo obbligatorio per i padri «va nella direzione di un maggior equilibrio nella condivisione delle responsabilità parentali fra donne e uomini». «I datori di lavoro — scrive Boeri — sapranno d’ora in poi che assumere un uomo comporta costi comprabili con quelli dell’assunzione di una lavoratrice». E ancora: «I dati ci dicono che un datore di lavoro su due nelle imprese con meno di 50 dipendenti oggi preferisce assumere uomini anziché donne. Nelle grandi imprese invece tre datori di lavoro su quattro si dichiarano indifferenti tra uomini e donne. Ma la realtà italiana è fatta di tante piccole imprese. Per questo è opportuno aumentare, agli occhi dei datori di lavoro, il rischio che siano gli uomini a prendersi i congedi».

D’altra parte, finora i congedi non sono decollati, come aveva ricordato lo stesso presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel messaggio inviato per l’apertura del Tempo delle donne («Le nuove norme sul congedo parentale per i padri lavoratori non hanno ancora prodotto gli effetti sperati e lo squilibrio all’interno della famiglia continua a produrre limitazioni e impedimenti a carico delle donne»).

Ma  le leggi da sole non bastano. Per  promuovere una cultura della condivisione, il premier Matteo Renzi parlando all’Onu a fine settembre, ha inserito tra gli impegni del governo una forte campagna proprio sulla paternità.

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