Quando a fine anni Settanta Christiane F. pubblicò il suo libro “Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino” (dove Zoo è il nome della stazione ferroviaria) lo stupore fu un sentimento forte almeno quanto la commozione. C’erano dunque minorenni che si vendevano per procurarsi l’ eroina, la droga del disagio nel già opulento Occidente. E c’erano adulti che ne approfittavano per sfruttarli sessualmente.
In un ideale giro d’Europa su rotaia, negli anni Novanta, il testimone passò a Bucarest, alla Romania del dopo Ceausescu. La “Gara de Nord”, la stazione, era il terreno di caccia per pedofili provenienti da ogni dove, richiamati dal sesso facile, impunito e a basso costo che offrivano bambini orfani del comunismo e di famiglie che se ne sbarazzavano perché non in grado di mantenerli nella nuova stagione del liberismo spinto dopo quella di un welfare straccione ma pur sempre welfare. Le autorità vedevano e tacevano: non potevano ammettere il precoce fallimento sociale del governo che aveva sostituito la dittatura.
Fu grazie a Miloud Oukili, un clown franco-algerino capitato per caso in Romania, che lo scandalo venne alla luce. Letteralmente. Scoprì che quegli adolescenti, talvolta persino bambini, maschi e femmine, vivevano nelle fogne della capitale. Si vendevano per non morire di fame, e poi dalle botole attorno alla stazione si inabissavano nelle viscere del sottosuolo. Sniffavano colla (l’Aurolac) per stordirsi e avevano creato una comunità delle tenebre con regole da branco. Per calcolo spannometrico ma non lontano dal reale se ne censirono almeno duemila. Miloud riuscì a salvarne, a farne emergere, almeno ottocento. Insegnò loro i trucchi del circo finché alcuni diventarono attori di uno spettacolo che aveva il senso di una rivincita.
Il clown fu aiutato con una strepitosa gara di solidarietà, quando la sua storia venne alla luce, da noi con un articolo su “D-La Repubblica” del 1998. I ragazzi di Bucarest furono addirittura chiamati ad aprire il Carnevale di Venezia. Coi fondi raccolti fu possibile affittare degli appartamenti sociali per ricoverarli in condizioni degne di essere umani (ancora oggi è attiva una ong, “Parada Italia”, che se ne occupa).
di Gigi Riva – Fonte