Adesso che, almeno al Senato, la battaglia sulle unioni civili è conclusa, si apre quella sulla riforma delle adozioni. Il Pd si è impegnato sul punto, anche per recuperare la stepchild adoption stralciata dal ddl Cirinnà. Ci riuscirà? Per ora, tra i dem si mostra grande attivismo. Alla Camera si è avviato un ciclo di audizioni, il gruppo del Senato si riunirà mercoledì, Zanda ha assicurato che sarà chiesta “una corsia preferenziale” per il provvedimento. Eppure, altrettanto rapidamente, il capogruppo al Senato di Ncd Renato Schifani, ha chiarito che anche quando si tratterà delle adozioni “esprimeremo la nostra netta contrarietà alla stepchild adoption”.
Insomma, a stare agli annunci, lo scontro Pd-Ncd che ha provocato lo stralcio dell’adozione interna alla coppia omossessuale pare destinato a riproporsi, pari pari, nella futura riforma delle adozioni. Della quale da più parti – l’ha detto anche la ministra Ncd Lorenzin – si è tuttavia evidenziato il bisogno. Cosa accadrà?
Di come sarà la riforma e di quante probabilità abbia, abbiamo parlato con la senatrice Francesca Puglisi, che è responsabile scuola del Pd, ma soprattutto è autrice della legge che qualche mese fa ha cambiato alcune regole sugli affidi familiari: e ha potuto toccare con mano quanto possano rivelarsi insuperabili le resistenze sul punto da parte dei neo centristi.
Senatrice, come andò quella volta?
“Discutevamo la legge sulla continuità degli affetti, con la quale – consentendo alle famiglie affidatarie di poter adottare il bambino che avevano avuto in affido – abbiamo introdotto un principio fondamentale per orientare i tribunali e garantire il superiore interesse del minore. In Aula avevamo tentato di far passare, in base a questo stesso principio, la possibilità che anche i single, che ad oggi possono avere bimbi in affido, accedessero all’adozione.
Ma non fu possibile. Arrivò Giovanardi. E lei dovette ritirare quell’emendamento.
“Già. Il senatore Giovanardi, e altri, iniziarono a urlare che dietro quei single poteva celarsi un gay: il fantasma delle adozioni omosessuali si manifestò anche allora, come ha fatto in questi giorni”.
Così adesso la sua legge prevede che le famiglie affidatarie possano adottare, i single affidatari invece no. Le sembra giusto?
“No, ma abbiamo fatto comunque un enorme passo avanti. Il principio di continuità affettiva apre infatti comunque la strada ai tribunali, dà un chiaro indirizzo, consente ai singoli giudici di dare ai single affidatari i bambini in adozione. Un po’ come accade per la stepchild adoption, che pure dal ddl Cirinnà abbiamo dovuto stralciare.
Voi del Pd adesso vi siete impegnati a rimettere la stepchild adoption nella riforma delle adozioni.
“Quella, e non solo. Una riforma complessiva della legge è necessaria, urgente, coinvolge una serie di aspetti problematici. Perché allo stato ci sono, per fare un esempio, 35 mila minori fuori famiglia, vale a dire allontanati dalla famiglia di origine, e per converso abbiamo 19 mila famiglie in attesa di riuscire ad adottare. Abbiamo un buco nel nostro ordinamento, che è l’assenza dell’adozione aperta”.
Perché ci sono tanti bambini che restano per anni nelle comunità familiari, invece di essere dichiarati adottabili?
Perché i decreti di adottabilità tardano ad arrivare e spesso non arrivano mai: non solo per le lungaggini dei tribunali, ma perché a volte si pensa che valga comunque la pena di preservare il legame, magari debole, con la famiglia di origine. E’ questa, per esempio, l’origine dei tanti casi di affidi sine die che ci sono nel nostro paese. L’affido è nato come cosa temporanea. Invece ci sono ragazzi che restano nell’affido familiare per tutta la vita”.
Per questo il Pd proporrà di introdurre l’adozione aperta?
“E’ un istituto che esiste in altri Paesi, e permette essere adottati da un’altra famiglia senza dover veder cadere il legame con quella di origine. E si può introdurre da noi anche con modifiche semplici, per esempio togliendo la dicitura “orfani di padre e madre” dall’articolo 44 della legge 184”.
Sono tante le modifiche da fare a quella legge, dicono gli esperti.
“Posso solo accennarne qualcuna. Ci sono problemi sulle adozioni nazionali: non esiste, per esempio, una banca dati complessiva sulle famiglie che sono state dichiarate idonee all’adozione. Non esiste neanche una banca dati nazionale sui bambini adottabili: le coppie devono fare domanda in ogni singolo tribunale dei minori d’Italia. Per quel che riguarda le adozioni internazionali, c’è l’alto costo, l’assoluta incertezza e lunghissimi tempi d’attesa per le famiglie. E c’è da affrontare l’enorme tema del sostegno post affido. Insomma dobbiamo rivedere tutto il testo della 184 per permettere davvero al nostro paese di fare dei passi avanti”.
E il Pd assicura che nella riforma sarà compresa anche l’adozione, piena, per le coppie gay. E’ realistico?
“Guardi, nella discussione di questi giorni c’è stata una grande ipocrisia sulla pratica dell’utero in affitto. Se ne è parlato tanto, a sproposito, in relazione al ddl Cirinnà. La verità è che se davvero si vuol limitare il ricorso all’utero in affitto, senz’altro bisogna dare accesso alle adozioni. Ovvero: non è che “bisogna”, però c’è un problema che non possiamo ignorare. Abbiamo moltissimi minori senza una famiglia, e moltissime coppie disponibili alla adozione: io dico che l’adozione aperta aiuterebbe tanti bambini a trovare una famiglia, etero o omosessuale, completamente dedicata a loro. Anche mantenendo legami con la famiglia di origine. Perché oggi tutto viene risolto con l’affido sine die: è ora di trovare risposte più efficaci, che diano più certezze a tutti”.
E’ tutto molto bello. Ma non spunterà di nuovo Giovanardi, ad affossare l’impresa? L’Ncd ha già detto di essere contraria, per dire.
“La domanda è lecita, visti i precedenti. Sono convinta che abbiamo bisogno, anche come partito democratico, di aprire un confronto serio con tutti gli operatori del settore. Si sta già lavorando a una bozza di riforma. Il provvedimento va affrontato con grande serietà, e certamente avrebbe bisogno di altre maggioranze, più solide rispetto a quella su cui possiamo contare”.
Insomma, il rischio Giovanardi vi è ben chiaro.
“Per la Camera sarà più facile, visto che il Pd è maggioranza da solo. Per il Senato, ancora una volta, ci rivolgeremo a tutto l’arco parlamentare, perché il compito del legislatore è pensare all’Italia e agli italiani. Quindi, nonostante l’indomita opposizione dei Giovanardi, speriamo che ci siano altri senatori che ci sosterranno”.
Non è che dopo un bel ciclo di audizioni, e magari anche l’approvazione di un ramo del parlamento, finirà tutto nel nulla? Per il sì del Senato al ddl Cirinnà ci sono voluti due anni.
“Beh, lavoro da fare ce n’è. Potrebbe essere uno degli ultimi atti di questo governo. D’altra parte una riforma è necessaria: e se non sarà in questa legislatura…”.
di Susanna Turco – Fonte