“Non sono qui a difendere l’indifendibile. La Chiesa cattolica ha commesso errori enormi sulla pedofilia, ma sta lavorando per rimediare. Ha causato gravi danni in molti luoghi e ha deluso i fedeli”. È stato questo il mea culpa del cardinale australiano George Pell, prefetto della Segreteria per l’economia della Santa Sede, pronunciato davanti alla Commissione nazionale d’inchiesta del suo Paese che indaga sulle risposte delle istituzioni agli abusi sessuali sui minori avvenute negli ultimi decenni. Nel giorno del trionfo agli Oscar del film Il caso Spotlight le parole del porporato sembrano ancora più importanti.
Il porporato, dopo settimane di rinvii e certificati medici che sostenevano la sua impossibilità ad affrontare il viaggio da Roma a Sydney per motivi di salute, ha finalmente risposto alle domande della Commissione in videoconferenza da Roma. L’ultima audizione di Pell via webcam si era svolta nell’agosto 2014 e aveva destato parecchio scandalo perché il cardinale aveva sostenuto che “i preti pedofili sono come dei camionisti che molestano autostoppiste”.
Il “ministro dell’economia” di Bergoglio, dopo aver giurato sulla Bibbia di dire la verità, ha risposto alle domande che gli venivano fatte dai membri della Commissione sugli abusi sessuali dei suoi preti durante gli anni in cui era arcivescovo di Melbourne, ovvero dal 1996 al 2001. Ad assistere all’audizione a Roma c’erano anche in prima fila 14 vittime, accompagnate da alcuni sostenitori, il cui viaggio dall’Australia è stato finanziato da una raccolta fondi che ha superato i 130mila euro. Pell ha anche ammesso che sono finiti i tempi in cui la Chiesa cattolica era “fortemente propensa” ad accettare smentite da parte di chi era accusato, sottolineando che l’istinto allora era più di “proteggere dalla vergogna l’istituzione” che le vittime abusate.
Entrando nei casi specifici, il cardinale ha ammesso di aver trasferito da una parrocchia all’altra padre Gerald Ridsdaleinvece di denunciarlo alla polizia e ciò è stata “una catastrofe” perché gli ha permesso di continuare ad abusare di minori. Il sacerdote, infatti, attualmente in carcere, è stato condannato per 138 reati commessi ai danni di 53 vittime. Pell condivise l’alloggio con lui quando erano giovani preti e lo accompagnò anche alla prima udienza del processo a suo carico nel 1993. Una delle vittime, il nipote di Ridsdale, che era presente alla testimonianza, in passate udienze ha accusato il cardinale non solo di aver ignorato gli abusi, ma anche di aver tentato di comprare il suo silenzio. Pell ha, invece, negato di essere stato a conoscenza degli abusi dei preti pedofili che operavano nella diocesi di Ballarat in cui fu viceparroco tra il 1973 e il 1983 e assistente del vescovo Ronald Mulkearns.
La vigilia di questa audizione, a cui ne seguiranno altre, è stata preceduta da un forte scontro in Vaticano proprio sulle politichemesse in atto per contrastare la pedofilia. L’ex vittima Peter Saunders, che era stato nominato dal Papa tra i 17 membri della Commissione anti pedofilia da lui istituita, è stato allontanata dall’organismo dopo le dure critiche che aveva espresso sia contro Pell sia contro Bergoglio per la gestione degli abusi. Saunders, che si è opposto alla decisione di essere allontanato dalla Commissione vaticana anti pedofilia, aveva infatti dichiarato che “Pell si sta facendo gioco della commissione papale, del Papa, ma soprattutto di tutte le vittime e per questo dovrebbe essere messo da parte e fatto tornare in Australia”. E su Francesco: “Non può dire una cosa e farne un’altra. Se c’è zero tolleranza nei confronti di chiunque nei ranghi della Chiesa che abusa, allora queste persone devono stare fuori”.
di Francesco Antonio Grana – Fonte