I bambini del Centro America, in fuga da minacce di ogni sorta dal “triangolo del Nord”, costituito da El Salvador, Guatemala, Honduras, affrontano ostacoli incredibili nella domanda di asilo in Messico: Lo documenta Human Rights Watch (HRW) in un rapporto pubblicato oggi. Il rapporto è di 151 pagine, s’intitola “Porte chiuse: le mancanze del Messico per proteggere i rifugiati del Centro America e dei minori migranti” e documenta le notevoli differenze tra la legge e la prassi quotidiana messa in atto dalle autorità messicane. Secondo la legge, il governo offre una protezione a coloro che devono affrontare i rischi per la loro vita o la sicurezza se fossero rispediti nei loro paesi di origine, nello stesso tempo però meno dell’1 per cento dei bambini che vengono fermati dalle autorità di immigrazione messicane sono riconosciuti come rifugiati.

Le interviste che denunciano. Human Rights Watch ha intervistato 61 bambini e più di 100 adulti arrivati in Messico da El Salvador, Guatemala, Honduras. sono stati ascoltati anche funzionari del governo, rappresentanti dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), l’agenzia dell’ONU per i rifugiati e rappresentanti di organizzazioni non governative. I risultati raccolti giungono in un momento in cui il numero dei bambini senza documenti, arrestati dalle autorità messicane appare nettamente in aumento. Rinchiusi nelle celle di sicurezza sono stati più di 35.000 bambini nel 2015, quasi il 55 per cento in più rispetto al 2014, e 270 per cento in più rispetto al 2013.

I “guardiani delle frontiere Usa per procura”. Si tratta di aumenti – commenta HRW – in parte legati alla impennata del sostegno finanziario fornito dal governo degli Stati Uniti per spostare in Messico il “filtro” dell’immigrazione. Misure che ricordano assai da vicino quelle adottate dall’Europa rispetto alla Turchia. L’incarico di “guardiano per procura” da parte del Messico ha avuto inizio da metà 2014, quando un numero record di centroamericani, compresi i bambini non accompagnati e numerose famiglie con bambini, cominciarono ad arrivare negli Stati Uniti, per effetto delle incontrollabili violenze delle bande che scorrazzano indisturbate nei paesi dell’America Centrale, appunto nel cosiddetto “triangolo del Nord”: El Salvador, Guatemala, Honduras.

Ragazzini arruolati nelle bande. Molti dei bambini intervistati da Human Rights Watch hanno detto di essere stati costretti ad unirsi alle bande, spesso sotto la minaccia di morte rivolta a se stessi o ai familiari. Le ragazzine, neanche a dirlo, sono costrette a scappare dal loro paese per il rischio (se non la certezza) di essere aggredite o violentate dagli uomini armati di queste formazioni di delinquenti che controllano senza nessun tipo di controllo interi territori. Altri bambini hanno dato poi raccontato di persone – adulti o adolescenti – rapiti e detenuti a scopo di estorsione. Gabriel R., 15 anni, honduregno – ad esempio –  ha riferito a Human Rights Watch: “ero a scuola e un giorno alcuni componenti di una banda mi hanno avvicinato dicendomi che dovevo far parte della loro banda. Mi hanno dato tre giorni di tempo per decidere. Se avessi rifiutato l’offerta mi avrebbero ammazzato. Me lo hanno detto così, senza mezzi termini. Ha lasciato per il Messico. Prima dello scadere dei tre giorni”.

Il diritto elementare dei bambini di essere protetti. “Il governo degli Stati Uniti, che ha fatto pressione sul Messico per fermare il flusso migratorio dei centroamericani – ha sottolineato Michael Bochenek di HRW – dovrebbe anche fornire finanziamenti aggiuntivi per migliorare e ampliare la capacità del sistema di accoglienza messicano, per trattare le domande di asilo e fornire sostegno sociale per i richiedenti asilonel rispetto delle sue norme nazionali e di quelle internazionali sui diritti umani. Mettere i bambini di fronte alla scelta se rimanere per mesi in stato di detenzione o essere restituiti al rischio di violenze nel proprio paese d’origine – ha concluso Bochenek – viola le elementari norme internazionali a tutela dei diritti umani. Sia il Messico e gli Stati Uniti devono lavorare assieme per fornire cure e protezione adeguate per i bambini in fuga dai pericoli in America Centrale”.

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