Per gli adolescenti italiani del 2016 il primo valore è la famiglia: una “sicurezza”, “che andrebbe rafforzata” per uno su tre; “una base da cui ripartire” per oltre uno su due. Quale sia questa famiglia, però, è tutto da scoprire. Certamente non è solo quella tradizionale. Lo rivela una indagine di Paidòss (l’Osservatorio nazionale sulla salute dell’infanzia e adolescenza) realizzata da Datanalysis nella seconda metà di marzo 2016 su mille ragazzi in tutta Italia, presentata in occasione del Capri Campus.
La famiglia cui si riferiscono i ragazzi, rispondendo a una domanda esplicita (“E’ importante il tipo di famiglia, tradizionale o meno?”. Risposta più gettonata: no), è dunque, in realtà, il “nucleo familiare”. Che, oltre a quella ‘classico’, ne ingloba tante altre varianti oggi sempre più diffuse: quella monogenitoriale, quella allargata composta da genitori divorziati e poi risposati (magari con figli da unioni precedenti), quella composta da coppie non sposate, e ogni tipo di famiglia non convenzionale. Non è importante la sua forma, infatti, ma che dia calore e affetto, che sia un riparo dove si trovano figure di riferimento che raccontano e spiegano il mondo. Ma l’indagine parla di anche di ideali, di coraggio, di positività per il futuro, di realismo. È un dato che sembra spazzare via l’immagine negativa degli adolescenti ‘sdraiati’, senza ideali né valori, tutti social e videogiochi, un po’ bulli un po’ fannulloni.
“Volevamo una fotografia reale di una bella fetta dei nostri piccoli pazienti – dice Giuseppe Mele, presidente di Paidòss – ci aspettavamo la solita immagine, un po’ abusata e che, secondo noi, non rendeva giustizia ai ragazzi. La nostra ricerca ci ha dato, infatti, una realtà completamente diversa. Ci mostra un adolescente ben più positivo degli stereotipi, che al mondo virtuale di internet e ai social network antepone i valori umani ‘reali’: la famiglia al primo posto, come sede naturale degli affetti, come porto sicuro, non per forza convenzionale nella sua formazione. Nella quale magari ha problemi di comunicazione, ma in cui crede molto”.
La ricerca è stata condotta su un campione che rappresenta la ‘nuova adolescenza’, considerando una fascia d’età più estesa di qualche tempo fa. Oggi l’adolescenza finisce tardi, si sa, ma comincia anche presto: per questo sono stati oggetto dell’indagine i ragazzi tra i 9 (ancora bambini, ma socialmente e ‘tecnologicamente’ adolescenti) e i 16 anni, divisi in quattro gruppi. E il ritratto degli adolescenti italiani 2016 che ne esce, è complesso. Il valore che danno agli affetti, agli ideali, alla famiglia emerge dalle risposte alla domanda “Cosa manca oggi al nostro Paese per avere un futuro migliore?”. La più frequente è “La sicurezza di una famiglia sempre presente”: lo dice il 33%. Seguono “avere ideali in cui credere” (20%, con prevalenza nel Centro e tra i 13-16 anni) e “mancanza della presenza di figure davvero di riferimento” (12%, specie tra i ragazzi di 15-16 anni). Interessanti anche alcune risposte minoritarie, ma non troppo: “La possibilità di costruire partendo dai sentimenti” (8,7%), “La capacità di integrare etnie e religioni diverse” (7,4%) e infine “una politica pulita e che sappia fare bene”.
Nella famiglia gli adolescenti vorrebbero più comunicazione: è forse questo il senso della loro richiesta di maggiore presenza, se accostato al fatto che quando gli si chiede se parlano dei problemi del Paese con i genitori, il 44% non lo fa mai, specialmente nel Sud e Isole, il 32% lo fa “talvolta” (in particolare al Centro) e solo il 19,7% “molto spesso”. I giovani italiani sono inoltre coraggiosi: sanno bene che in Italia i problemi non mancano. Quelli più sentiti sono “la non tutela della famiglia” (il 35%, specie nel Sud e Isole), “l’assenza di valori e ideali” (20%) e “la mancanza di figure di riferimento” (12%). Alcuni citano anche “il degrado sociale” (10,7%), “l’immobilismo generale” (8,8%), “l’incapacità a integrare” (7%, in particolare nel Centro) e infine “la politica corrotta” (6%), e con più forza tra coloro che hanno 15-16 anni).
Infine i ragazzi sono realisti, molto più di quello che gli adulti si aspettano. Alla domanda “Rispetto alla vita dei tuoi genitori, pensi che la tua sarà migliore?”, il 44% pensa di sì e solo il 20% dice di no. E sostanzialmente hanno le stesse aspettative nei confronti della possibilità di realizzare i loro sogni. “Le risposte emerse da questa indagine – conclude Mele – danno anche delle indicazioni importanti a noi adulti. Questi ragazzi dicono di aver bisogno di famiglia. E di ideali. Quello che vogliono dire è che, per crescere e maturare, hanno bisogno di figure di riferimento. Quindi non famiglia come rifugio per essere difesi, ma luogo in cui si ricevono, oltre all’affetto, testimonianze, in cui vengono tramandate esperienze, si coltivano i sogni. Diamo loro queste cose, dedichiamo loro tempo e attenzione, stiamo costruendo il loro e anche il nostro futuro. E soprattutto, non sottovalutiamoli”.