Cinque richieste di rinvio a giudizio per associazione a delinquere finalizzata alla truffa sono state presentate dalla Procura di Savona nei confronti dei vertici dell’ente Airone, sede ad Albenga, attivo fino a qualche anno fa nelle pratiche di adozioni internazionali e poi cancellato.

L’inchiesta vede, come parti offese, due coppie pisane, una delle quali, assistita dall’avvocato Tiziana Mannocci, protagonista di una lunga battaglia non solo legale, ma anche di sensibilizzazione contro presunte Onlus che si muovono nel settore con scarsa trasparenza.

I destinatari delle richieste di processo sono l’allora presidente ed ex vicepresidente di Airone, Silvia La Scala, 70 anni, e Orietta Maini, 57 anni, l’interprete Inna Troukhan, 48 anni, e i kirghisi Alexander Angelidi, 53 anni e Venera Zakirova, 49 anni.

Secondo l’accusa l’associazione Airone, presente a Pisa con una sede in piazza Sant’Antonio, avrebbe approfittato della voglia di diventare genitori di almeno 22 coppie italiane che chiedevano l’adozione di bambini del Khirghizistan. Il giro d’affari messo in piedi ammonterebbe ad alcuni decine di migliaia di euro incassati dalle coppie e mai più restituiti. Anche se i bambini non sono mai arrivati.

La vicenda è salita alla ribalta per la prima volta già nel luglio 2012 quando vennero arrestati il ministro kirghiso dello Sviluppo Sociale, Ravshan Sabirov, e la referente di Airone Venera Zakirova. Mentre Alexander Angelidi si dette alla fuga e risulterebbe tutt’ora latitante. Sarebbe stato proprio lui a ricevere i versamenti da 999 euro ciascuno che le coppie erano costrette a effettuare, attraverso la Western Union, ogni volta che andavano in Kirghizistan. Quando arrivavano nel Paese gli aspiranti genitori venivano accompagnati in visita agli orfanotrofi dove erano mostrati loro dei bambini ancora in culla da scegliere. Che però non erano adottabili. L’inchiesta sulle adozioni fantasma era nata a Pisa grazie alle denunce dei coniugi Tiziano Bernardini e Alessia Raglianti, assistiti dall’avvocato Mannocci. Il fascicolo, per competenza territoriale, era stato trasferito a Savona.

Tra le contestazioni agli indagati anche l’aggravante della “minorata difesa” delle persone offese perché avrebbero approfittato del loro forte desiderio di genitorialità e del reato “transnazionale”. Ai coniugi Bernardini, l’associazione aveva proposto un bimbo di quasi 5 anni affetto da una grave malformazione cardiaca che loro consideravano già come un figlio. Solo che dopo anni di attese e fotografie avevano scoperto che erano vittime di un raggiro e quasi complici di una tratta. Il bambino non era orfano ma ricoverato in un ostello e soprattutto non era in stato di adottabilità.(p.b.)

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