L’importanza del post-adozione, l’inadeguatezza e ingiustizia dei decreti vincolati “imposti” ancora da alcuni Tribunali per i minorenni (come quello di Venezia e Roma), l’impellenza di istituire al più presto la Banca dati delle adozioni nazionali e una cabina di regia per l’accoglienza dei Misna(minori stranieri non accompagnati). Questi i temi che sono stati al centro dell’incontro delPresidente di Ai.Bi (Amici dei Bambini) Marco Griffini con la Garante nazionale per l’infanzia e l’adolescenza, Filomena Albanoavvenuto oggi 13 settembre a Roma.

E’ stato un incontro costruttivo – dice Griffini –perché sono state affrontate tematiche molto delicate e che devono essere risolte al più presto. Ma soprattutto quello che maggiormente fa piacere è la disponibilità e la voglia di collaborazione dimostrata da un’Istituzione pronta al dialogo e al confronto con la società civile: un modus operandi non molto diffuso di questi tempi

Per quanto riguarda il post adozionela Garante Albano – precisa Griffini – ha condiviso quello che Ai.Bi sostiene da sempre: le coppie devono essere seguite non solo nel pre-adozione ma anche e soprattutto all’arrivo e nell’inserimento dei bambini adottati. In quest’ottica è necessaria una maggiore collaborazione tra i servizi sociali e gli enti autorizzati,  l’istituzione di fondi ad hoc e l’ideazione di percorsi di accompagnamento per le coppie adottive”.

A questo proposito il presidente Griffini ha illustrato le “fondate preoccupazioni per quanto riguarda i minori arrivati dal Congo visto che né le coppie né soprattutto i minori sono stati preparati a questo momento fondamentale per la loro famiglia”.

I lunghi anni di attesa dei minori senza beneficiare del supporto dell’Ente – ha spiegato il presidente ad Albano – , tra l’altro dopo avere subito trasferimenti inattesi, il fatto che i minori non beneficeranno del periodo di affiatamento e convivenza con i genitori nel proprio Paese d’origine ed, infine, il fatto che questa attesa ‘aggiuntiva’ di 3 o 4 anni ha significato un cambiamento significativo nell’età dei minori adottati, tanto da richiedere a nostro avviso un ulteriore approfondito ascolto del bambino, ci impongono il dovere di richiedere di prestare, in collaborazione con i Servizi Sociali Territoriali di riferimento, una particolare attenzione a queste adozioni che in forza della revoca delle coppie non potranno essere seguite da Ai.Bi.”.  Preoccupazioni comunicate anche ai Tribunali per i Minorenni.

 Secondo tema al centro dell’incontro sono stati i decreti vincolati applicati ancora da alcuni tribunali per i minorenni (in particolare da quello di Venezia e di Roma) che “impongono” alle coppie l’adozione di minori entro determinate fasce di età penalizzando di fatto i bambini più grandi. Se infatti, con l’ordinanza del 28 dicembre 2011 la Corte di Cassazione ha ribadito che non devono esserci dei “limiti” relativi all’etnia, questo ancora manca per quanto riguarda gli anni del minore. “Il Garante –  precisa Griffini – ha condiviso la forte preoccupazione e si è dimostrata determinata a porre fine a questa piaga”.

Si è parlato anche della Banca dati delle adozioni nazionale: l’idea risale al 28 marzo 2001 quando, con l’articolo 40 della legge 149, presso il ministero della Giustizia, si decise di istituire una Banca per la registrazione, da un lato, di nomi e profili dei minori adottabili e, dall’altro, quelli delle coppie disponibili all’adozione. Lo scopo era agevolare la ricerca dei genitori più adatti all’adozione di ogni singolo bambino, comparando disponibilità e caratteristiche delle coppie con quelle dei minori e facilitando la comunicazione e lo scambio di informazioni tra i Tribunali italiani.

A nulla è servita neppure la sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio che, nel 2012 accolse un ricorso presentato da Amici dei Bambini contro il ministero della Giustizia proprio per chiedere l’immediata istituzione della Bda. Anche un successivo stanziamento di 800mila euro mirato alla realizzazione della Banca dati non ha dato alcun effetto. Come i 2 decreti attuativi del ministero della Giustizia, entrambi del 2004, e un decreto del Capo dipartimento per la Giustizia minorile del 2013 finalizzato all’ “attivazione” formale della banca dati.

Solo a maggio scorso, del Guardasigilli Andrea Orlando, nel corso della sua audizione alla commissione Giustizia della Camera, ha sottolineato che entro il 30 settembre 2016 ci sarebbe stato “il suo pieno funzionamento” “con ciò rendendo noto che in realtà la banca dati “non è operativa”.

Nel corso dell’incontro con laGarante Albano – evidenzia Griffini – è stato illustrato come tale lacuna non rende monitorabile la situazione dei minorenni adottabili che non vengono adottati. Si è passati dalla stima di 1900 minori adottabili, accolti in affido e in comunità perché non adottati da oltre due anni, al dato di 300 minorenni riportato dal dipartimento di giustizia minorile e infine al dato rilevato dall’Istat che evidenzia come nel 2013 fossero in comunità di accoglienza 779 minorenni adottabili”.

Infine per quel che riguarda si è parlato anche dei Misna “e della regia nazionale per smistare rapidamente in tutta Italia i minori – conclude Griffiniche non debbono restare concentrati a lungo nei luoghi di sbarco e prima accoglienza, ma debbono essere inviati al più presto, e non oltre i 60 giorni previsti dalla legge, nelle destinazioni di seconda accoglienza dove si definiscono i programmi di integrazione’”.

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