Forte integrazione tra Amministrazione centrale, Regioni ed enti locali, a un livello politico e tecnico: è questo l’aspetto innovativo del IV Piano nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva, approvato dal Consiglio dei Ministri il 10 agosto scorso, dopo il via libera dell’Osservatorio nazionale per l’infanzia e l’adolescenza.
Il provvedimento, adottato il 31 agosto 2016 con decreto del Presidente della Repubblica, si articola in quattro aree di intervento: linee di azione a contrasto della povertà dei bambini e delle famiglie; servizi socioeducativi per la prima infanzia e qualità del sistema scolastico; strategie e interventi per l’integrazione scolastica e sociale; sostegno alla genitorialità, sistema integrato dei servizi e sistema dell’accoglienza.
Il Piano definisce il panorama degli interventi che l’Italia intende mettere in campo nei prossimi due anni per dare attuazione ai contenuti della Convenzione Onu sui diritti del fanciullo, sottoscritta a New York il 20 novembre 1989. Strumento programmatico e di indirizzo, viene costantemente monitorato con l’obiettivo di verificare i progressi raggiunti e l’impatto delle politiche adottate a favore dei bambini e dei ragazzi.
Per il nuovo Piano, si legge nella premessa del documento, «il Governo ha inteso valorizzare le indicazioni derivanti dalle Osservazioni conclusive all’Italia da parte del Comitato Onu sui diritti del fanciullo – oltre al monitoraggio del 7° e 8° report della CRC – gli esiti del monitoraggio del Terzo Piano di azione e le priorità tematiche delineatesi nel corso della IV Conferenza nazionale sull’infanzia e l’adolescenza, tenutasi a Bari il 27 e 28 marzo 2014, le recenti Raccomandazioni della Commissione Parlamentare per l’infanzia contenute nel documento conclusivo dell’indagine conoscitiva sulla povertà e sul disagio minorile e il piano nazionale di prevenzione e contrasto dell’abuso e dello sfruttamento sessuale dei minori 2015-2017».
Il percorso di stesura del provvedimento «è stato un laboratorio istituzionale che ha impegnato le Amministrazioni, gli enti e gli esperti membri dell’Osservatorio».

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