“Non c’è stata nessuna truffa. Lo dico in maniera netta. Non mi occupo delle pratiche di adozione, ma posso dice con certezza che non c’è stato dolo da parte nostra. E nemmeno artifici e raggiri rispetto alla famiglia in questione. Poi se qualcuno vuole saltare a facili conclusioni…”. Parola di Stefano Bernardi, fondatore dell’associazione Enzo B., e di tutta la galassia di coop che operano nel sociale e nei settori più diversi.
Ci sono diverse famiglie che accusano l’associazione di aver preso soldi, ma i bambini in adozione non sono mai arrivati. Non saltando a facili conclusioni, non vede gli estremi per una truffa?
“Io non li vedo. Ripeto, non c’è dolo. Anche se non mi occupo di adozioni, conosco i fatti. La coppia che ha presentato l’esposto voleva adottare un bambino? Vero. La coppia ha pagato quello che doveva pagare? Vero. L’adozione non si è conclusa e il bambino non è arrivato dal Paese estero? Vero. Tutto questo insieme indica il fatto che ci sia una truffa? Per me no. Toccherà alla magistratura chiarire. Ho da sempre una grande fiducia nella magistratura”.
Perché i bambini non sono arrivati?
“Avviare l’iter di adozione non vuol dire che l’iter di adozione si conclude con certezza. Questa certezza nessuno può darla. E sgombriamo subito il campo da un dubbio e da un non detto sotteso a questa vicenda… ”
Che i soldi servano a oliare i meccanismi per velocizzare la pratica di adozione nel Paese estero?
“Esatto. Mi sembra che sia lì che si vuole andare a parare. Rivolgersi a Enzo B. era garanzia di adozione a buon fine perché si riusciva a trovare la strada, magari pagando le persone giuste per avere i bimbi”.
Perché non era così?
“No. È una tesi che respingo in ogni modo. Visto che per ora è un non detto, meglio esplicitarla per sgomberare il campo. Per noi ci sono limiti invalicabili rappresentanti dall’etica e dalle leggi”.
Assodato che rispettate le leggi fino a prova contraria, decine di adozioni non sono andate a buon fine e le famiglie si sentono raggirate. C’è stata un’incomprensione tra voi e loro?
“Noi attiviamo la procedura e lì ci fermiamo. Avviamo il rapporto con lo Stato estero, ma non possiamo determinare che ciò vada a buon fine. Può succedere che alcuni Paesi chiudano le adozioni. In Congo, Bolivia e Haiti è stato annunciato per tempo. In Etiopia non c’è stata una chiusura, ma un progressivo rallentamento, dal 2014 in poi”.
Non essendo previsti rimborsi, le quote non vengono restituite alla famiglie ed è tutta colpa dell’Etiopia?
“No, quando abbiamo capito che era in atto un rallentamento, perché nessuna comunicazione c’è mai stata nonostante la nostra associazione sia accreditata nel Paese, abbiamo contattato le famiglie proponendo altri Stati. Alcune hanno accettato. Chi ha detto sì è stato instradato verso altri Paesi, chi invece non era d’accordo ha interrotto l’iter. Alla famiglia che ha presentato l’esposto sono certo che l’associazione ha fatto la proposta, loro non hanno accettato”.
Avevano sborsato un po’ di soldi e non si sentivano tutelati. Le sembra strano?
“L’adozione non è una pratica burocratica. Capisco la famiglia che ha presentato l’esposto. Adottare per molte coppie è un sogno che se non si concretizza diventa fonte di dolore e frustrazione allo stesso modo di quando non si riesce ad avere un figlio. E comprendo che abbiano deciso di rivolgersi alla magistratura perché pensano di aver subito un torto”.
I responsabili del torto non siete voi?
“Non c’è stato né dolo né intenzionalità. Certo, chi non fa non sbaglia. Al massimo ci può essere una presunta colpa. Noi sosteniamo che non c’è, ma ripeto, sarà la magistratura a valutare il tutto”.
Domani (Oggi, ndr) cercherete una conciliazione con la famiglia che ha presentato l’esposto?
“Il tentativo di conciliazione è un’iniziativa della magistratura di fronte ad una querela di parte. Vedremo”.
Quante famiglie si rivolgono a voi per le adozioni?
“Nel 2016 sono state una settantina le procedure attive”.
A ottobre si è chiusa la diatriba con il Comune sulla sede di via Onorato Vigliani dopo che il Tar e il Consiglio di Stato ha bocciato i ricorsi dell’associazione. La Città è subentrata al pagamento del mutuo con la Banca Etica. Altra vicenda che si è chiusa male?
“È molto più complessa di come appare. Anche in questo caso c’è la magistratura che sta verificando le cose. Siamo noi che ci siamo rivolti ai giudici e siamo noi la parte lesa”.
di Diego Longhin – Fonte