Il Coordinamento nazionale delle comunità e altre organizzazioni del terzo settore hanno presentato un manifesto in cinque punti sull’accoglienza dei minori allontanati dalle famiglie. Mentre i Garanti regionali per l’infanzia e l’adolescenza, con Cnca, Unicef, Save the children, Agesci, Cgil, Arci ragazzi e gli assistenti sociali chiedono al governo di definire “Livelli essenziali delle prestazioni” da garantire ai più piccoli.

di | 18 aprile 2015

L’obiettivo è quello di garantire una maggiore tutela dei diritti del minore in Italia. Un puzzle composto da diversi tasselli: dal manifesto di un gruppo di ong per il miglioramento dell’accoglienza per i bambini allontanati dalla famiglia fino alla definizione normativa dei “livelli essenziali” di diritti civili e sociali che vanno assicurati ai più piccoli. “L’obiettivo di fondo – spiegaLiviana Marelli, rappresentante del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (Cnca) – è quello di garantire i diritti così come prevede la Convenzione di New York (Convenzione Onu sui diritti del fanciullo del 1989, ndr), ratificata in Italia”.

Garante e ong in campo per la definizione delle prestazioni essenziali – Nell’affermazione di questi diritti un primo passaggio necessario consiste nel definire livelli essenziali delle prestazioni (Lep) condivisi su tutto il territorio. Una norma nazionale, insomma, che specifichi le ‘soglie minime’ sotto cui non si può scendere e definisca le modalità di garanzia con cui sono resi esigibili i diritti dei minorenni, senza discriminazioni razziali o territoriali. Una delle criticità maggiori consiste, infatti, nelle notevoli differenze rilevate nella Penisola in tema di diritti: diversità di trattamento e impossibilità di accesso ad alcune prestazioni a seconda della Regione o del Comune di residenza. “Tutto ciò è illegittimo, dal nostro punto di vista – sostiene la coordinatrice –, perché l’articolo 117 della Costituzione prevede che lo Stato definisca dei livelli essenziali di prestazioni”. Di qui la necessità dei Lep. E qui entra in campo la proposta sviluppata su stimolo del network “Batti il Cinque”, coordinato da Marelli e formato da Cnca, Unicef, Save the children, Agesci, Cgil, Arciragazzi e ordine degli assistenti sociali, con il coinvolgimento deiGaranti regionali per l’infanzia e l’adolescenza e di altre associazioni.

Un documento comune che si propone come “stimolo al legislatore e al programmatore per fare ordine e garantire pari accesso ai diritti su tutto il territorio nazionale”, spiega Marelli. “Il nostro paradigma è stato non ‘quanti soldi abbiamo’, ma quali diritti vogliamo garantire. E, di conseguenza, quante risorse in seguito lo Stato debba allocare. Oggi invece funziona al contrario”. I settori individuati sono vari e spaziano dai “principi generali come vita, sopravvivenza, sviluppo, non discriminazione, ascolto epartecipazione, superiore interesse”, ai “diritti civili, quali la libertà e il diritto all’identità”. Non ultimo il diritto “all’educazione e all’istruzione”. Oltre a temi particolarmente ‘caldi’ in questo periodo, come lo ius soli, l’introduzione del reato di tortura e il reddito minimo di inserimento. “Ci sono azioni che pensiamo debbano essere deliberate per dare concretezza al progetto”, conclude Marelli.

#5Buoneproposte per l’accoglienza in comunità e l’affido– C’è poi la questione dell’accoglienza dei minori. I numeri sono importanti: i soggetti minorenni fuori famiglia sono, in Italia, intorno ai 28mila.“Di questi – illustra la responsabile Cnca – circa la metà è in affido familiare e l’altra metà in comunità, educativa o familiare. Qui, tra i minorenni accolti, uno su tre è straniero e tra questi molti non sono accompagnati”. Da qui le#5buoneproposte, elaborate da un gruppo di lavoro formato da Cnca, Cismai, Agevolando, I villaggi SosCoordinamento nazionale comunità per minori e Progetto famiglia. “Volevamo innanzitutto fare chiarezza informativa rispetto alle situazioni di grave povertà, fragilità e maltrattamenti all’interno di contesti familiari difficili e rispetto alla questione dell’allontanamento dalle famiglie”, chiarisce Marelli. L’altro scopo era quello di “uscire dall’ideologia, chiarendo che non esiste l’opzione ‘è meglio la famiglia o la comunità’ ma è meglio che il sistema funzioni, poi ogni storia è a sé”.

Ed ecco le proposte: creazione di una regia unitaria sulle politiche minorili, comprese quelle per l’accoglienza, “perché queste sono frammentate tra vari enti statali, una questione che non favorisce la gestione”, “il sostegno alla legge sulla continuità degli affetti(disegno di legge Puglisi, passato al Senato, ndr) e alla proposta di legge Zampa per la tutela dei minorenni stranieri non accompagnati, che prevede un sistema integrato di accoglienza non emergenziale”. Poi il “sostegno all’autonomia dei neomaggiorenni in uscita dai percorsi di tutela”, la “partecipazione ai tavoli di lavoro sui buoni processi di accoglienza dei minori in comunità” e infine la “promozione di interventi di sostegno alle famiglie in condizioni di fragilità genitoriale”. “Naturalmente – conclude Marelli – si tratta di un ‘work in progress’, a cui lo Stato deve dare il proprio contributo”. Insomma, la proposta c’è, la palla ora passa alle istituzioni.

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