Sono decine di migliaia. Si chiamano “figli della Madonna”. Una legge che li tutela e li riguarda è passata alla Camera. Ora si aspetta il Senato per il varo definitivo. Ragazzi e ragazze abbandonati, ormai cresciuti, che inseguono le loro madri per scoprire chi sono. Molti ci riescono. Altri rinunciano. Stretti tra due sentimenti che si frappongono: scoprire la verità o lasciarla seppellita in un passato fatto di scelte dolorose e condizioni disperate. Li abbiamo incontrati, a due passi dall’Annunziata a Napoli dove sorge la ruota degli Esposti. Ecco quello che ci hanno raccontato.

(di PATRIZIA CAPUA)

NAPOLI – Philomena non è solo un film. È storia vera di tanti, madri e figli, che si cercano, per ritrovarsi o per fuggire una seconda volta. Di quelli che passano gli anni a seguire tracce, cartelle cliniche, fascicoli di tribunale, per risalire al nome dell’ostetrica, decifrare una medaglietta o un tesserino. A rivendicare una legge per il diritto alle origini.

Ora questa legge esiste e ha superato il primo scoglio alla Camera con 307 si, 22 no e 38 astenuti.  Adesso, per il suo varo definitivo, si attende il passaggio al Senato. “Il testo approvato compendia otto diverse proposte  –  spiega Anna Arecchia, presidente del ‘Comitato nazionale per il diritto alle origini biologiché che ha dato un grande impulso alla formulazione originaria della proposta  –  dopo un lavoro durato un anno e mezzo in commissione Giustizia”. Il risultato più importante per il Comitato è stato l’approvazione con 26 voti di differenza della possibilità di accedere ai dati anche dopo la morte della madre.

Lunghe trattative. La legge formulata nella stesura iniziale da Luisa Bossa del Pd, ingloba le tesi unificate di Michela Marzano, Anna Rossomando, Valeria Valente, Micaela Campana, Antimo Cesaro, Carlo Sarro, Milena Santerini, Michela Brambilla, è il risultato di lunghe trattative, mediazioni e compromessi tra il diritto di sapere di un figlio e quello della madre naturale di essere dimenticata. In aula si è accesa la discussione su oltre 50 emendamenti. Con passaggi decisivi rimasti fuori dalle prime stesure. Come il no all’accesso automatico alle informazioni sulle madri irreperibili, oppure affette da incapacità mentale. Emendamenti che, secondo il Comitato, penalizzano i figli.

Dalla parte dei bambini. Fino a pochi anni fa leggi e giurisprudenza non erano dalla parte dei bambini. Nel 2001, la legge 149 ha permesso soltanto ai figli riconosciuti, al compimento dei 25 anni, di fare domanda al tribunale dei minori per ottenere informazioni sulla madre naturale. Mentre i non riconosciuti, nati da donna che non consente di essere nominata, possono avere notizie soltanto dopo un secolo.

Fonte

 

 

Pin It on Pinterest

Share This