Meno 35,7% in tre anni, tra il 2011 e il 2013: tanto è il calo delle adozioni internazionali in Emilia Romagna, documentato dal report “Dieci anni di adozioni in Emilia Romagna” (in allegato). Si è passati dai 241 minori adottati nel 2011 ai 155 adottati nel 2013, più che dimezzati dai 325 adottati nel 2004. Un calo maggiore rispetto al dato nazionale, pari a un -29,7% nello stesso triennio. Evidente anche il calo delle coppie che si sono avvicinate all’adozione: gli accessi al primo colloquio informativo sono passati dagli 834 del 2004 ai 465 del 2013, quindi quasi dimezzati in dieci anni, mentre nell’ultimo triennio il calo è del 20%; quanto invece alle disponibilità all’adozione c’è stato un calo del 45% per l’adozione internazionale nel decennio e del 15,6% nell’ultimo triennio (287 domande nel 2013 contro le 340 del 2011). Le sentenze di adozione internazionale in Emilia Romagna sono state 130 nel 2014 contro le 237 del 2012.
Salute
Oltre il quadro statistico, il report analizza nel dettaglio la salute dei bambini adottati, facendo un monitoraggio dell’accesso alle prestazioni di assistenza ambulatoriale: i bambini adottati (in Emilia Romagna dal 2009 è prevista l’esenzione dal ticket per 24 mesi dall’ingresso in famiglia) hanno usufruito di 10 prestazioni all’anno, aumentate a 12 nel 2013, contro la media di 7,5 prestazioni di cui usufruiscono in regione i minori. La spesa media per bambino è di 120 euro nel 2014, con un picco nella fascia d’età 0-4 anni (142 euro) e un minimo nella fascia 15-19 anni (80 euro), benchè la spesa in questa ultima fascia sia raddoppiata negli anni 2010/2014. Le prestazioni riabilitative e terapeutiche sono appena il 4% del totale della spesa. Nelle visite specialistiche le prestazioni più richieste sono in linea con quelle della popolazione media, fatta eccezione per una percentuale doppia di visite pediatriche. Molto più elevati della media, le richieste di esami diagnostici come l’esame impedenzometrico (dà informazioni circa lo stato di salute e la funzionalità dell’orecchio) e l’ecocardio.
Fallimenti
Un ampio capitolo del report è dedicato alla rilevazione in regione Emilia Romagna dei fallimenti adottivi. In dieci anni, fra il 2004 e il 2013, in Emilia Romagna 2.264 bambini sono stati accolti tramite l’adozione internazionale. Nello stesso arco di tempo si sono registrati almeno 87 casi di fallimenti adottivi: l’imprecisione è dovuta al fatto che per gli anni 2002-2005 sono stati registrati soltanto le cosiddette “restituzioni”, ovvero gli allontanamenti di bambini e ragazzi dal nucleo familiare adottivo avvenute nel corso primo anno dell’adozione. Solo dal 2006 la rilevazione si è estesa a tutti i casi di allontanamento. Tenendo conto di questa precisazione e concentrandoci quindi sul periodo 2006-2014, sono stati registrati 66 casi di fallimento adottivo, pari al 2, 86% delle adozioni realizzate negli anni 2007-2013: più alto di quel 2% stimato dalla letteratura internazionale (cfr Jesus Palacio, che sarà a Milano per un seminario in università Cattolica sul tema il prossimo 12 maggio). Di questi fallimenti, 8 sono avvenuti nel primo anno di adozione ma la stragrande maggioranza di esse, l’88%, ovvero 58 bambini, sono avvenute dopo il primo anno di adozione: «i fallimenti adottivi verificatesi sono in gran parte l’esito di un progressivo aggravamento della relazione familiare nel corso del tempo», afferma la relazione.
In media, gli allontanamenti avvengono dopo più di 6 anni dall’inserimento del bambino in famiglia, ad un’età media dei ragazzi di quasi 14 anni. Nei soli casi di adozione nazionale si registra un’inferiore durata di permanenza in famiglia (attorno ai 3 anni, dato influenzato dal fatto che quasi tutte le “restituzioni” riguardano le adozioni nazionali), e una età inferiore al momento dell’allontanamento, di poco più di 10 anni, in media. Se si escludono i 7 casi di “restituzione”, risulta che le crisi adottive si manifestano dopo diversi anni di permanenza in famiglia.
Degli allontanamenti registrati tra 2010 e 2014, il 17% hanno riguardato adozioni nazionali e l’83% adozioni internazionali: comparando le due percentuali con la composizione delle due tipologie di adozioni realizzate in Regione (23% di adozioni nazionali a fronte di un 77% di adozioni internazionali) si può notare come, almeno statisticamente, le adozioni internazionali possano essere considerate leggermente “più a rischio” delle nazionali, seppure non in maniera così rilevante. Un’osservazione è stata fatta anche rispetto alla provenienza dei bambini: tra i bambini allontanati prevalgono quelli originari del continente americano (58%), di cui più della metà provenienti dal Brasile, benché la provenienza più rappresentata sul totale dei bambini adottati in regione è stata per lungo tempo quella dell’Europa dell’Est.
Un altro dato significativo riguarda la condizione di fratellanza adottiva (variabile esaminata dal 2011): se calcoliamo la percentuale di fratrie su tutti i casi di allontanamento per cui il dato è disponibile, emerge che i bambini allontanati hanno fratelli nel 31% dei casi. Questa percentuale è maggiore nei casi di adozione nazionale (55%) mentre nelle internazionali si attesta al 21%. L’allontanamento non riguarda necessariamente tutti i fratelli. Questi dati fanno pensare alla necessità di accompagnare in maniera più intensiva e/o continuativa le famiglie che accolgono più fratelli.
Approfondendo la lettura dei dati, si registra che poco più della metà dei casi di allontanamento riguarda bambini adottati all’età di 9 o 10 anni, ma che una parte non irrilevante dei casi di allontanamento ha coinvolto bambini adottati da piccoli (11% adottati entro i tre anni di età e 7,6% entro un anno di età). Alcuni di questi, soprattutto in adozione internazionale, sono stati allontanati al raggiungimento dell’età adolescenziale, vale a dire tra i 16 e i 17 anni, dopo aver perciò vissuto una parte preponderante e significativa della loro vita nella famiglia adottiva. «Da ciò si può dedurre come non si possano considerare a priori più “semplici” le adozioni che riguardano bambini piccolissimi o neonati, ma che si debba porre molta attenzione […] alle azioni di supporto alle competenze genitoriali nella fase del post-adozione, a prescindere dall’età del bambino al momento dell’adozione». Una costante sembra essere il precipitare delle crisi familiari adottive con l’adolescenza del figlio. Un altro dato interessante è legato alla presa in carico delle famiglie da parte dei servizi: nel 2014 il 42% degli allontanamenti riguardava famiglie che non erano in carico ai servizi prima dell’allontanamento, percentuale che sale all’80% nei fallimenti adottivi avvenuti nel primo anno dall’adozione: è un dato parziale (l’osservazione di questa variabile è stata introdotta solo dal 2013), ma che sottolinea l’importanza di una tempestiva attivazione di servizi e sostegno post-adottivo.
di Sara De Carli – Fonte