Sta per concludersi la lunga attesa di 43 bambini congolesi adottati da famiglie italiane. «Venerdì scorso ho rilasciato il visto sui loro passaporti e su quelli degli accompagnatori incaricati di portarli a casa dal governo locale», annuncia l’ambasciatore a Kinshasa Massimiliano D’Antuono. Perché i piccoli escano dagli orfanotrofi e raggiungano i genitori non resta che un ultimo passaggio, l’autorizzazione della direzione generale congolese per le migrazioni. Questione di pochi giorni. Potrebbero essere imbarcati in un aereo di Stato. «Non è previsto che vengano a prenderli i genitori adottivi», aggiunge il rappresentante del nostro governo che dal luglio di due anni fa, data del suo insediamento, segue la faccenda dal punto di vista diplomatico, premendo presso le autorità locali per risolvere la situazione.

Cinque sotto esame

Il suo lavoro non è finito. Restano tuttora senza visto 91 bambini. Le indicazioni a rilasciarlo spettano alla Commissione adozioni internazionali italiana (Cai), presieduta dal magistrato Silvia Della Monica, organismo della presidenza del Consiglio. Dei 91 piccoli, 86 hanno già ottenuto il via libera dall’ufficio di Kinshasa che ha rivalutato e approvato i rispettivi dossier controllando che la documentazione fosse a posto. I rimanenti cinque bambini dovranno attendere ancora un po’. È stata richiesta una documentazione integrativa. «Tutti gli altri Paesi hanno avuto gli stessi problemi, se non maggiori. Occuparmi di questa storia è stato molto toccante. Non è un affare di Stato ma di sentimenti e affetti», racconta la sua esperienza D’Antuono.

Rimprovero

Tutto è cominciato a settembre 2013 quando la Repubblica Democratica del Congo sospese le pratiche dei bambini già abbinati a genitori stranieri. Blocco poi rinnovato per un altro anno. Non si intravedeva una via di uscita. Le famiglie raccontano di non aver ricevuto informazioni esaurienti dalla commissione Cai con la quale i contatti sono stati sempre difficoltosi per non dire inesistenti. Solo scarne comunicazioni via mail. È il principale rimprovero mosso al governo. Prima dello stop deciso da Kinshasa erano stati «liberati» 30 bambini (riportati a Roma nel 2014 dalla ministra Maria Elena Boschi in modo molto scenografico) ealtri 17 tra novembre e lo scorso gennaio.

Farnesina

Dietro il lieto fine c’è il lavorio politico della Farnesina. Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha avuto a più riprese incontri con personaggi chiave. La situazione ha cominciato a sciogliersi quando, dopo la pressione diplomatica da parte della nostra ambasciata e dei Paesi stranieri coinvolti, si è riusciti ad accelerare i lavori del comitato congolese nominato nei mesi precedenti per riesaminare i dossier in attesa dell’approvazione di una nuova legge sulle adozioni, ora in discussione. Sembra che i rapporti tra Dalla Monica e il ministero non siano stati rose e fiori. È probabile che si sia verificato un problema di comunicazione. Questo però adesso non conta. L’importante adesso è che tutti i bimbi si riuniscano a chi tanto li ha desiderati.

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