Il Coordinamento CARE ha presentato il “Dossier adozioni. Stato dell’arte sulle adozioni nazionali e internazionali dal punto di vista delle famiglie adottive italiane. Proposte procedurali e operative” (in allegato). Si tratta di un documento «che mette a sintesi le azioni fatte nei 6 anni di attività del CARE, a valle dell’importante esperienza dei Family Lab». Annunciato durante il Family Lab dello scorso 17 ottobre a Roma, sollecitato anche dai politici presenti, ecco ora le 25 pagine del documento di proposta, articolato in otto aree. In sintesi, ecco l’analisi e le proposte, attore per attore.
Il Parlamento
Per rendere la scelta della genitorialità adottiva realizzabile a prescindere dal proprio reddito è determinante lastabilizzazione di una forma di sostegno alle famiglie e in parallelo studiare strumenti di defiscalizzazione delle spese sostenute per le procedure adottive. In un’ottica di prevenzione del disagio familiare è necessario pensare un sostegno alle famiglie in forma di voucher o sgravio fiscale per le adozioni “difficili”, ossia per quelle adozioni in cui i bambini hanno patologie o handicap gravi. È urgente individuare dispositivi di rimborso a fronte di situazioni emergenziali nei Paesi di origine, che prescindono completamente la volontà delle coppie.
La CAI
Il ruolo centrale della Commissione nel monitoraggio e controllo delle adozioni internazionali, la necessità della continuità nei rapporti con i paesi esteri, rendono fondamentale che sia garantita una continuità longitudinale alla Commissione dai governi in carica, attraverso l’individuazione di un Ministero specifico e stabile presso cui incardinarla: oggi il fatto che sia sotto l’egida della Presidenza del Consiglio dei Ministri crea una discontinuità al vertice politico ad ogni cambio di Governo. Si chiede un contenimento del numero dei Commissari e la creazione di una Consulta delle Adozioni a cui possano partecipare i principali attori del sistema adozioni. Si chiede di risolvere, per quanto riguarda la rappresentanza dell’associazionismo familiare, il problema dell’individuazione di parametri che garantiscano una scelta trasparente e rappresentativa a livello nazionale dei tre commissari familiari previsti. Sul versante delle relazioni con le famiglie, si propone la strutturazione di un sito della Commissione Adozioni Internazionali in open data (ad esempio gli ingressi dei minori su base trimestrale suddivise per paesi ed enti) e vine indicato come “cruciale” il ripristino della Linea CAI, che ha avuto un ottimo feedback dalle famiglie che ne hanno potuto usufruire negli anni passati sino a che è stata mantenuta attiva.
Gli Enti Autorizzati
La pluralità degli Enti esistente in Italia ha portato a diversità di tipologie di contratti di conferimento incarico, che crea confusione fra le famiglie sia al momento della scelta dell’Ente Autorizzato sia quando occorre fare un passaggio da un Ente a un altro: tale diversità andrebbe superata identificando un’unica tipologia di contratto per ciascuna natura giuridica degli Enti Autorizzati. Il CARE propone che qualora una procedura adottiva superi del 25% i tempi e/o i costi medi del Paese, l’Ente Autorizzato relazioni alla Commissione le motivazioni di questa incongruenza. Si propone la creazione di un “sistema Italia”, per cui gli Enti Autorizzati che operano in uno stesso paese e in una stessa regione possano collaborare secondo un sistema omogeneo, in particolare affinché le coppie che si trovino bloccate con un Ente possano concludere l’iter con altri, senza oneri aggiuntivi. Sul post adozione, è importante ridefinire gli standard dei servizi effettuati e, nel contempo, ridefinirne i costi.
I Tribunali per i Minorenni
Semplificazione delle prassi, snellimento e la trasparenza delle procedure. In particolare si chiede la costituzione operativa della Banca dati nazionale (come da ordinanza TAR del Lazio n. 08231/2012). Le Associazioni familiari chiedono un intervento che metta a regime la buona gestione dei dati sensibili dei minori nelle fasi di affidamento a “Rischio Giuridico” precedenti alla definizione dell’adozione nazionale con l’assegnazione di un Codice Fiscale temporaneo come attuato in Regione Piemonte: tale prassi eviterebbe una serie di difficoltà con l’Agenzia delle Entrate e le ASL che tutt’ora permangono a danno delle famiglie.
Il Ministero del Lavoro
È importante pensare la possibilità di permessi lavorativi straordinari per chi si renda disponibile all’adozione di bambini che richiedono lunghe fasi di avvicinamento pre-adottivo (ad esempio bambini sopra i 10 anni nell’adozione nazionale) o lunghi periodi all’estero (internazionali). Le Associazioni familiari da tempo richiedono una revisione della normativa sui congedi malattia dato che l’attuale normativa penalizza chi accoglie in adozione o in affido bambini di 6 anni e oltre: è necessaria una tempestiva revisione dell’art. 50 del DL 151 del 2001, nel senso di spostare il limite temporale entro il quale poter fruire dei periodi non retribuiti in caso di malattia del bambino, sino ai dodici anni dall’ingresso in Italia dello stesso (e comunque entro la maggiore età), in modo analogo a quanto ha recentemente previsto il Job’s Act per istituti giuridici simili.
Il Miur
La presenza, nelle aule scolastiche, di bambini adottati, è una realtà rilevante, basti pensare che dal 2000 al 2013 i minori autorizzati all’ingresso in Italia in adozione sono stati oltre 42.048. Con “La Buona Scuola” l’attuazione delle Linee di indirizzo per il diritto allo studio degli alunni adottati, promosse dal CARE, è entrata a far parte della nuova legge, portando per la prima volta la parola adozione all’interno di una riforma scolastica. Per una reale attuazione delle Linee di Indirizzo è tuttavia, ora, urgente mettere a sistema la fase che riguarda la formazione dei dirigenti e degli insegnanti, sia nella formazione iniziale sia creando una rete di insegnanti referenti sul tema (esiste già, proficuamente, nelle provincie di Cremona, Messina, Monza e Savona). Il CARE informa di stare per avviare col MIUR un lavoro sul tema affido e scuola.
Ministero della Salute
In Italia entra, per adozione internazionale, un’elevata percentuale (sottostimata) di bambini con bisogni speciali e particolari. In Italia esistono 19 Centri di riferimento GLNBM per l’accoglienza sanitaria del bambino adottato all’estero (GNLBM sta per Gruppo di Lavoro Nazionale per il Bambino Migrante della Società Italiana di Pediatria), di cui 4 al Sud. Il CARE propone la progettazione di Linee Guida sul tema salute e adozione che facciano tesoro dell’esperienza dei Centri GNLBM; la formazione sul tema per tutti i pediatri di base (da attuare grazie alle Linee Guida di cui sopra), larevisione del Protocollo Sanitario 2002 (rinnovato nel 2007), in accordo con la Commissione Adozioni Internazionali, alla luce del mutato scenario delle adozioni internazionali e la creazione in tutte le province Italiane di Centri per l’accoglienza sanitaria del bambino adottato all’estero come da esperienza GNLBM.
Le regioni e le equipe adozioni
È auspicabile avviare una fase di coordinamento del lavoro di attuazione da parte delle Regioni di quanto richiesto nella Legge 476, attraverso il rilancio dei Tavoli di lavoro in materia di adozioni internazionali; la valutazione dell’efficacia dei Protocolli regionali attuati; la realizzazione di una sezione “adozione e affido” sui siti di ogni Regione. I Servizi territoriali che si occupano di famiglie adottive vanno sostenuti e rafforzati e vanno messi in grado (grazie alla formazione e alla riorganizzazione delle risorse) di dare alle famiglie la pluralità di attenzioni necessarie, ben oltre il primo anno di post adozione.
di Sara De Carli – Fonte