Una riunione all’anno. È questo il ritmo di lavoro della Commissione per le adozioni internazionali (Cai), di cui da tempo si hanno scarne notizie. Ad aver perso le tracce dell’organismo incardinato presso la Presidenza del consiglio e che sovrintende all’ingresso in Italia dei bambini stranieri in cerca di una nuova famiglia, sono non solo i genitori in attesa e gli enti autorizzati che li aiutano a realizzare quel sogno, ma gli stessi componenti della Commissione. Che non si sa più bene quali siano.
Le uniche occasioni in cui i commissari si sono potuti vedere in faccia tutti insieme risale, infatti, a giugno dell’anno scorso, quando si è insediata la vicepresidente Silvia Della Monica, consigliere di Cassazione ed ex senatrice Pd, nominata sul filo di lana dall’ex premier Enrico Letta prima che cedesse il testimone a Matteo Renzi. Da quel momento, la Cai non si è più riunita, rispettando una lenta tabella di marcia inaugurata due anni fa, in occasione dei saluti all’ex vicepresidente Daniela Bacchetta, che a novembre 2013 aveva lasciato dopo due mandati. In quel caso, però, fu il Governo a essere poco tempestivo e a rimandare di mesi la designazione della nuova vice. Di contro, dei motivi che da giugno 2014 a oggi hanno impedito alla Cai di riunirsi si sa poco. Il Sole 24 Ore ha tentato a più riprese di contattare Silvia Della Monica, ma senza successo.
È il problema sollevato al Senato da un’interrogazione a cui il Governo ha risposto a inizio marzo. Gli interroganti – primo firmatario l’esponente di Area popolare, Carlo Giovanardi, che nel passato è stato presidente della Cai – chiedevano il perché di tanto ritardo nelle riunioni della commissione. Andrea Olivero, viceministro dell’Agricoltura delegato dal Governo a rispondere, in quella circostanza assicurò il legittimo funzionamento della Cai – nell’interrogazione si faceva riferimento anche all’anomalia del cumulo di cariche di Della Monica (vicepresidente, presidente per delega di Renzi e direttore generale) – e confermò che «la commissione esprime la sua azione attraverso decisioni sia collegiali che monocratiche». «La commissione – replicò immediatamente Giovanardi – non si è mai riunita e non ha mai deliberato nulla».
Da un po’ di mesi a questa parte, però, il problema non è solo capire perché la Cai non trova il tempo per riunirsi, ma anche sapere chi, nell’eventualità di una convocazione, dovrà presentarsi. A luglio, infatti, due commissari rappresentanti dell’associazionismo familiare hanno terminato il loro mandato. Si tratta di Morya Ferritti e di Francesco Maria Mennillo, del coordinamento “Famiglie adottanti in Bielorussia”. I due, però, continuano a comparire nella composizione della Cai riportata sul sito istituzionale, che da mesi è in aggiornamento. Così come compare il nome dell’avvocato Simone Pillon, rappresentante del Forum delle famiglie. «Se mi rifaccio al sito – afferma Pillon – mi ritengo ancora nella Cai». A differenza degli altri due, il mandato di Pillon è teoricamente in corso, ma c’è da fare i conti con il decreto firmato a marzo da Graziano Del Rio prima che da sottosegretario di Palazzo Chigi diventasse ministro delle Infrastrutture. Decreto che ha rivisto i criteri di designazione nella Cai dei rappresentanti dell’associazionismo familiare. Secondo le nuove regole, le associazioni che hanno rapporti con uno o più dei 62 enti autorizzati ad accompagnare le famiglie nel percorso adottivo, non possono stare nella commissione. E il Forum delle famiglie si trova in questa condizione, ma nessuno ha comunicato a Pillon che deve farsi da parte. «La realtà – aggiunge l’avvocato – è che quel decreto è un pasticcio».
Insomma, si naviga a vista. Nel frattempo le notizie che arrivano dal fronte delle adozioni non sono confortanti. Oltre alle cronache sulla difficoltà di adottare da alcuni Paesi – questa estate è stata la volta di alcuni genitori che aspettano i loro bimbi dal Congo – i numeri dicono che le adozioni internazionali sono in forte calo. Gli ultimi dati ufficiali riferiti al 2013 già fotografano la discesa. «Anche il fatto che da due anni non ci siano report istituzionali – sottolinea Guerrieri – aiuta a capire la situazione di blocco della Cai, che prima produceva un monitoraggio anche due volte l’anno. In mancanza di rilevazioni ufficiali, ci dobbiamo affidare alle proiezioni degli enti autorizzati, che ci confermano che quel calo continua».
di Antonello Cherchi – Fonte