Bruce Perry: bambini con una storia di traumi infantili: saranno adulti «fragili» – Corriere.it Neuroscienze e Neuropsicologia – Salute – Corriere della Sera
«Un bambino di quattro anni, che un mese e mezzo prima aveva visto uccidere la madre durante una rapina, era al supermercato con il padre, molto affettuoso e preoccupato per il trauma subito dal figlio. A un certo punto, il bambino, lasciando di sasso il padre, si rivolse alla cassiera: mia madre è stata uccisa. La donna rispose come poteva: mi dispiace molto, caro. Questo dialogo mise in agitazione il genitore, che una volta fuori dal supermercato cominciò a interrogare il bambino, chiedendogli quanto la madre gli mancasse eccetera. La risposta ottenuta fu di una rara aggressività: pianti e urla incontenibili».
Un seminario al teatro Litta di Milano
Sono già passate alcune ore del lungo seminario quando Bruce Perry racconta questo aneddoto per esemplificare i dati e i grafici che è andato illustrando per l’intera mattina. Perry, uno dei maggiori neuropsichiatri infantili degli Stati Uniti, fondatore 25 anni fa della Child trauma academy di Houston, professore associato alla Norhwestern university di Chicago, autore con Maia Szalavitz di un trattato che ha valicato i confini del pubblico specialistico, “Born for love”, pubblicato nel 2010 da Harper&Collins, ha parlato per la prima volta a un pubblico di terapeuti e operati sociali italiani in un seminario organizzato sabato 25 al teatro Litta di Milano dallo Studio associato di psicologia clinica (Arp) e dal Centro di psicotraumatologia relazionale (Cptr) di Firenze. “Buona domanda”, risponde sagacemente se gli chiediamo se si considera più uno psicoterapeuta o un neurobiologo. In realtà, quel che Berry, 61 anni, ha fatto durante un percorso più che trentennale è stato di mettere al servizio della psicoterapia le scoperte in campo neurobiologico.
Bruce Perry: bambini con una storia di traumi infantili: saranno adulti «fragili» – Corriere.it Neuroscienze e Neuropsicologia – Salute – Corriere della Sera
Bambini «segnati», adulti fragili
Una di queste acquisizioni è legata all’esperienza del bambino di quattro anni che confessa di essere diventato orfano a una cassiera del supermercato mai vista prima. «La scelta di quel bambino che ha mandato in paranoia il padre – spiega Perry – è di una normalità incredibile. Il piccolo ha scelto i suoi tempi e le sua modalità e l’occasione di una relazione poco coinvolgente per cominciare ad accettare una realtà terribile: la perdita violenta della madre». Ogni terapia è diversa, perché ciascuna persona risponde in maniera diversa. «Quando abbiamo pubblicato i primi studi basati sui dati della nostra rete internazionale Ace, Adverse childwood expierence», racconta Perry, «siamo stati completamente ignorati dalla comunità medico scientifica. Quel che lo studio Ace diceva era che un bambino che è stato abusato sessualmente, fisicamente, o è stato trascurato pesantemente da adulto avrà problemi più gravi di chi ha avuto un percorso normale non soltanto dal punto di vista della crescita emotiva e relazionale, ma anche dal punto di vista biologico: abbiamo calcolato che la persona che ha subito maltrattamenti o trascuratezza nell’infanzia in età adulta sarà più a rischio di tumore, diabete, infarto. Un paziente che risponde a quattro dei requisiti della nostra scala di misurazione sarà a rischio di contrarre una malattia cardiaca più di un soggetto che fuma due pacchetti di sigarette al giorno».
Le risposte ai traumi
Bruce Perry è stato chiamato come consulente in alcuni dei maggiori disastri sociali dell’ultimo quarto di secolo: l’assedio della setta davidiana a Waco del 1993, la carneficina della Columbine school, l’attacco delle Torri gemelle del settembre 2001, l’uragano Katrina del 2005, il terremoto di Haiti del 2011, il massacro alla Sandy Hook elementary school a Newton in Connecticut nel 2013. Una straordinaria esperienza sul campo che unita ai dati provenienti dalla rete internazionale dell’Ace sono serviti ad impostare un modello per mettere in relazione la psicoterapia con la biologia. «La terapia – secondo Perry – non può cancellare le associazioni cerebrali che già esistono, ma è in grado di crearne di nuove capaci di competere con quelle negative». Per questo l’aspetto relazionale è fondamentale per correggere gli effetti neurobiologici di un trauma o semplicemente di una situazione di trascuratezza. «Oggi, negli Stati Uniti – dice Perry – almeno un terzo delle madri è single e i bambini trascorrono mediamente undici ore al giorno davanti a uno schermo, della tv, del computer, di un videogioco. Nelle famiglie tradizionali il bambino si relazionava con una media di quattro adulti». Da qualche decennio stiamo assistendo a un progressivo impoverimento del sistema di relazioni che influisce sullo sviluppo e rende più problematici gli interventi terapeutici.
L’uso positivo dello stress
La risposta a un trauma è più efficace se il paziente ha una buona dose relazionale. «Abbiamo visto che in casi di traumi molto gravi il soggetto risponde meglio se ha avuto nella sua vita o ha in corso una rete di relazioni o anche una singola relazione positiva». Altro punto su cui il professor Perry ha insistito durante il suo seminario milanese è quello del dosaggio. Che deve essere, ripetuto, ritmico, ma non insistito. A volte assistiamo a una sorta di “accanimento psicoterapeutico” che si rivela del tutto controproducente. «Ogni metodica è buona o sbagliata», dice con una battuta Perry, «a seconda del momento in cui la si applica». Il metodo di Perry è basato sulla attivazione della “neuroplasticità” e, volgarizzando, sull’uso positivo dello stress. Una buona terapia, ben dosata, porta a un individuo il più possibile “resiliente”, capace di rispondere in maniera positiva ai traumi. Una buona terapia, male applicata, può rendere più vulnerabile il paziente. Uno dei principi base del metodo elaborato dal professor Perry, come ha spiegato il dottor Alessandro Vassalli introducendo il convegno, è quello dell’empatia, ben sintetizzato nel titolo del libro che presto verrà tradotto in italiano, “Born for love”, nati per l’amore.
di Dino Messina – Fonte