C’è un’Italia spaccata in due. Ancora una volta la contrapposizione è tra il nord e il sud del paese, tra benessere e povertà, tra opportunità formative e servizi insufficienti o inadeguati. E a farne le spese sono loro: i bambini. Soprattutto quelli che vivono in povertà assoluta.
Oggi secondo l’Istat sono 1.045.000 (ovvero il 10% del totale); cifra che quasi raddoppia quando si tratta di povertà relativa (19%). Dove si trovano? Ovunque, ma in particolare al sud. Uno su quattro vive in Calabria, ad esempio. E non va molto meglio in Sicilia (uno su cinque).
Più aumenta la povertà economica, più cresce la povertà educativa. Vengono meno i servizi all’infanzia, il tempo pieno (nel 68% nelle primarie e nell’80% delle secondarie di primo grado), le mense scolastiche (solo il 52% può usufruirne). Ma ad essere compromessa è anche l’edilizia scolastica (il 59% degli studenti frequenta scuole con infrastrutture insufficienti).
L’asilo nido? Un “privilegio” che spetta solo al 13% dei bimbi fino a due anni.Anche in questo caso la Lombardia rappresenta l’eccellenza (27%) mentre la Calabria occupa l’ultimo posto (2%). Tutti dati, questi, che emergono con drammaticità dal rapporto “Liberare i bambini dalla povertà educativa: a che punto siamo?”, redatto da Save the Children e presentato in occasione del lancio della campagna “Illuminiamo il futuro”.
Niente soldi, niente scuola, niente servizi, niente educazione. Una spirale che alimenta il circolo vizioso. Privare bambini e adolescenti di un’adeguata formazione significa infatti privarli del futuro. Per loro, quindi, niente sogni. Anzi, niente di niente. Il rapporto di Save the Children, tra l’altro, mette in stretta correlazione la povertà educativa e l’aumento dei “neet” (ovvero i giovani che non studiano e non lavorano).
«Un paese che non garantisce diritti, doveri e opportunità uguali per tutti, soffocando sul nascere le aspirazioni e i talenti dei nostri figli, non è solo un paese ingiusto ma anche un paese senza futuro» commenta Valerio Neri, direttore generale di Save the Children.
Le conseguenze di tale “impoverimento” sono evidenti e si misurano con i livelli delle competenze, che purtroppo (in media) sono molto bassi: quasi il 20% dei quindicenni non raggiunge la soglia minima in lettura, il 25% in matematica, mentre il tasso di dispersione scolastica è al 15% (cioè 5 punti percentuali in più rispetto alla soglia minima fissata dall’Ue)
Una forbice che si allarga quando a fare la differenza è la condizione patrimoniale. Prendiamo ad esempio le competenze minime in matematica e lettura: per coloro che vivono in famiglie con un basso livello socio-economico la percentuale è rispettivamente del 36 e 29; ma per coloro che invece provengono da famiglie più agiate si scende al 10% e 7%.
«Occorre considerare le gravi difficoltà che le famiglie affrontano per poter acquistare i testi scolastici, pagare il trasporto dei bambini da casa a scuola o assolvere alla retta della mensa. Nonché l’impossibilità di garantire ai figli la partecipazione alle attività extrascolastiche» commenta Raffaela Milano, direttore dei programmi Italia-Europa di Save the Children.
Già, le attività extrascolastiche. Assistere a un concerto, leggere un libro, visitare un museo, praticare sport e, perché no?, fare ricerche su internet. Tutto questo aiuta a combattere la povertà educativa. Ma è una lotta impari. Perché anche in questo caso la privazione educativa è arrivata per prima e ha condizionato i comportamenti anche fuori dalle mura scolastiche. Il risultato? Nell’ultimo anno l’11% dei bambini non ha svolto neppure una di queste attività, quasi la metà non ha letto neppure un libro (48%), il 55% non ha visitato musei e il 46% non ha svolto alcuna attività sportiva.
PUNTI LUCE
Su questa situazione in chiaroscuro, dove a prevalere sono le zone d’ombra, a far luce ci pensa Save the Children, che per contrastare la povertà educativa lancia anche in questo 2016 la campagna “Illuminiamo il futuro”. Prende quindi il via una settimana di eventi (circa 400, dal 9 al 15 maggio) su tutto il territorio nazionale, con oltre 250 le realtà coinvolte e molti testimonial (Cesare Bocci, Irene Ferri, Anna Foglietta, Vinicio Marchioni, Maya Sansa, Andrea Sartoretti). A questi “sette giorni per il futuro” dedicherà spazi per la sensibilizzazione e l’informazione anche il Segretariato sociale della Rai.
Ma ciò che più conta sono proprio i “punti luce” (16 in tutto) che Save the Children è riuscita a creare nei quartieri svantaggiati di nove regioni italiane.Stavolta, in occasione della campagna 2016, verranno aperti due nuovi punti a L’Aquila e Potenza. Il loro scopo? Offrire sostegno allo studio, laboratori artistici e musicali, attività ludiche e motorie e promuovere la lettura e l’accesso alle nuove tecnologie. Tutti servizi gratuiti, ovviamente. E così, grazie a questi “punti”, Save the Children è riuscita a “far luce” su oltre 5.500 ragazzi.
POVERTA’ EDUCATIVA, LA FOTOGRAFIA DELL’ITALIA
A Sicilia e Campania spetta il primato delle regioni italiane con la maggiore povertà educativa. Un divario tra settentrione e meridione che vede Lombardia, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia occupare le posizioni opposte. Fatta eccezione per la Basilicata, unica regione del sud a rientrare tra quelle “virtuose”. Ecco la classifica che segue l’indice di povertà educativa (Ipe).
Sicilia – E’ la regione con la peggiore offerta di mense scolastiche in Italia (non ne usufruiscono l’80% degli alunni, contro la media nazionale del 48%). Nelle scuole primarie siciliane si registra inoltre un altro primato negativo: nel 92% delle classi delle c’è la possibilità di usufruire del tempo pieno.
Campania – Detiene a pari merito con la Sicilia il primato delle regioni italiane con la maggiore povertà educativa. Il 65% delle classi non hanno a disposizione il servizio mensa, quasi il 36% dei quindicenni non raggiunge la soglia minima di competenze in matematica e la dispersione scolastica raggiunge il 20%.
Calabria – E’ l’ultima regione per l’offerta di servizi all’infanzia (2%). Ma è scarsa anche l’offerta di mense scolastiche (non ne usufruiscono il 63% degli alunni) e il tempo pieno (non presente nel 78% delle classi della scuola primaria e nel 55% delle scuole secondarie di primo grado). Oltre la metà degli studenti (57%) frequenta scuole dotate di infrastrutture insufficienti a garantire l’approfondimento.
Puglia – Più di quattro classi su cinque (84%) nella scuola primaria e quasi la totalità (91%) nella scuola secondaria di primo grado non offre l’opportunità del tempo pieno. Le mense scolastiche sono disponibili solo per un alunno su quattro (27%), mentre il 73% ne è totalmente sprovvisto.
Molise – Tempo pieno, alla regione spetta la maglia nera: non ce l’ha il 99% delle classi secondarie.
Abruzzo – Qua sono pochissime le scuole che offrono tempo pieno (assente nell’87% dei casi) e mensa. Il tasso della dispersione scolastica è tra i più bassi d’Italia, ma nonostante questo è scarsa la partecipazione dei bambini alle attività culturali e ricreative (una privazione che coinvolge 7 bimbi su 10). Una buona notizia: uno dei nuovi “punti luce” di Save the Children nascerà proprio a L’Aquila.
Lazio – Più di un bambino su quattro non raggiunge le competenze minime in matematica (in lettura si passa a uno su cinque), più della metà non partecipa ad attività culturali e ricreative, quasi la totalità delle classi nella scuola secondaria di primo grado (91%) non ha il tempo pieno.
Liguria – Il tempo pieno è assente nel 60% delle primarie e nell’82% delle secondarie di primo grado. Le mense scolastiche non sono disponibili per il 28% degli alunni, il 71% degli studenti frequenta scuole dotate di infrastrutture insufficienti mentre il tasso di dispersione scolastica è al 14% (in linea con la media italiana).
Sardegna – Solo il 13% dei bimbi fino a 2 anni può accedere a un asilo nido pubblico o usufruire di un servizio integrativo. Quasi il 27% dei quindicenni non raggiunge la soglia minima di competenze in lettura e il 33% in matematica (peggio della media nazionale, rispettivamente del 20% e 25%).
Marche – Si trova a metà della classifica dell’indice di povertà educativa. E’ una delle regioni centrali che, insieme a Toscana e Umbria, più si avvicina agli obiettivi della campagna “Illuminiamo il futuro 2020”.
Umbria – Luci e ombre: va meglio per quel che riguarda l’apprendimento e lo sviluppo, mento sul fronte dell’offerta educativa. Nella classifica generale occupa una posizione centrale.
Veneto – E’ la regione più virtuosa per il tasso di dispersione scolastica (8%), ma 7 ragazzi su 10 frequentano scuole che hanno infrastrutture inadeguate. Ritardi nella presenza di connessioni internet veloci nelle classi.
Toscana – Più di un bambino su 5 non raggiunge le competenze minime in matematica e in lettura e la metà degli alunni non partecipa ad attività culturali e ricreative. Riesce ad andare al nido il 22% dei bimbo sotto i due anni.
Basilicata – E’ l’ unica regione del sud a fare eccezione. Compare infatti tra le regioni “virtuose”. Risulta la prima in Italia per scuole che offrono il tempo pieno (non presente nel 49% delle primarie e nel 41% delle secondarie di primo grado). Nonostante questo è scarsa l’offerta di servizi all’infanzia (7%).
Piemonte – Solo il 13% dei servizi pubblici necessari per l’infanzia risulta coperto e quasi sei minori su dieci non partecipano ad attività extrascolastiche. Il 28% degli alunni non ha il servizio mensa.
Friuli-Venezia Giulia – Più della metà delle classi della scuola primaria (60%) e tre su quattro (nella secondaria) non hanno il tempo pieno. Più della metà dei bambini non partecipa ad attività culturali e il 70% frequenta scuole con infrastrutture inadeguate.
Emilia-Romagna – E’ la regione più virtuosa per la copertura di servizi pubblici per l’infanzia (27%, una percentuale più che doppia rispetto alla media nazionale del 13%) e per connessioni internet veloci a scuola (57%). Gravi carenze invece per il tempo pieno: ne dispone solo il 6% delle scuole secondarie di primo grado.
Lombardia – Nella classifica della povertà educativa occupa l’ultimo posto proprio perché questa è la regione che offre più opportunità formative. Il 17% dei bambini riesce ad andare al nido. Si posiziona al di sopra della media nazionale l’offerta di mense scolastiche (disponibile per il 68% degli alunni).
di Gianluca Testa – Fonte