Le adozioni per le coppie gay finiscono in soffitta: Matteo Renzi domenica a “Che tempo che fa” ha chiarito che nella legge sulle unioni civili la partnership adoption sarà possibile soltanto dopo la morte del genitore biologico.

Parallelamente le adozioni per le coppie eterosessuali stanno vivendo un momento difficilissimo a causa dell’esasperante lentezza della Commissione adozioni internazionali, organo di Palazzo Chigi ormai da tempo nel mirino delle associazioni che lamentano una sostanziale inefficienza e una scarsa vigilanza del governo.

Ora arriva la pesante denuncia di decine di famiglie che avrebbero voluto adottare un bimbo dall’Etiopia e accusano una onlus torinese di avere richiesto oltre a 3750 euro come costo iniziale, anche 3750 euro per due mezze giornate di corso preparatorio che per i futuri genitori sono risultate “totalmente insufficiente”.

In seguito, molti di loro raccontano di essere stati convinti a pagare nuovamente una tranche di migliaia di euro per accedere a un nuovo Paese di adozione: cifre altissime che si accompagnano all’atroce sospetto che la onlus abbia continuato a instradare le famiglie verso l’adozione in Etiopia anche dopo aver dichiarato lo stallo del governo etiope nelle procedure burocratiche.

L’odissea, finita in una interrogazione parlamentare di Emanuele Scagliusi (M5s) a Matteo Renzi, comprende una richiesta di incontro urgente alla Commissione adozioni internazionali, già nel 2014, per comprendere se le pretese della Enzo B – ente accreditato proprio alla Cai – fossero consone con la legge. Ma l’accorata letteranon ha mai ricevuto una risposta.

L’incubo riguarda una cinquantina di coppie che dal 2011 al 2013 hanno chiesto di adottare un bimbo in Etiopia, hanno cominciato l’iter e poi, nell’ottobre 2013, hanno saputo dalla stessa onlus che il governo etiope ha rallentato le adozioni e perciò era meglio dirigersi verso un altro Paese. Nonostante ciò, denuncia Scagliusi per conto delle famiglie, “l’ente ha continuato ad instradare coppie nel paese Etiopia fino a luglio 2014”. Pur sapendo, insomma, che la possibilità di adottare era minima.

Dopo l’inciampo etiope, alle coppie in attesa ormai da due anni la onlus ha chiesto un secondo pagamento per avviare la pratica in altri Paesi:

“L’avvio di una pratica nuova avrebbe previsto la perdita totale del denaro investito relativamente ai servizi resi in Etiopia, nonostante la referente dell’ente Enzo B Onlus abbia confermato che i documenti forniti dalle coppie per i dossier non sono mai stati depositati presso le autorità etiopi, non sono mai stati tradotti e che alcuni dossier non hanno mai lasciato l’Italia. Malgrado tutto ciò, l’ente Enzo B aveva incassato 4.500 euro corrispondenti ai ‘servizi resi all’estero’ per ognuna delle 66 coppie instradate in Etiopia in quel momento”.

Soltanto le coppie più abbienti hanno potuto rivolgersi all’adozione in un altro Paese, mentre le altre hanno dovuto rinunciare.

“Verificare la correttezza e l’efficienza della metodologia operativa degli enti autorizzati all’adozione internazionale deve essere uno dei compiti fondamentali della Commissione Adozioni Internazionali, altrimenti non ha senso avere una Commissione che non dialoga con le famiglie e che non controlla la bontà del lavoro svolto dagli enti, nel rispetto della legalità, delle tasche dei cittadini ma soprattutto dei diritti di bambini e coppie”, conclude Scagliusi.

La vicenda di queste coppie è soltanto una delle tante difficoltà che le associazioni registrano nel campo delle adozioni internazionali.

Un andazzo che risale alla nomina della nuova presidente della Cai, Silvia Della Monica, ex senatrice del Partito democratico e magistrato della Cassazione, insediata alla Commissione nel giugno 2014. Da allora non sono state convocate riunioni con i membri della Commissione nonostante le pressanti richieste.

“A marzo ho chiesto ufficialmente la riunione dell’organo collegiale, non mi è mai stato risposto”, accusa l’avvocato Lorenzo Pillon, rappresentante del Forum delle famiglie presso la Commissione adozioni internazionali.

“I dati sulle adozioni? Precisamente non li conosco nemmeno io, l’ultimo rapporto statistico risale al 2013 ma il tasso dei bimbi che hanno trovato famiglia in Italia è precipitato e non per colpa della crisi: il numero delle famiglie che vogliono accogliere un bambino è calato ma non così vistosamente”.

La foto-gallery di Maria Elena Boschi che porta in Italia in bambini dal Congo, secondo chi si occupa quotidianamente di adozioni, è stato uno spot al quale non ha fatto seguito un reale lavoro di palazzo Chigi.

Pillon ormai definisce la situazione “drammatica”. E punta il dito contro la decisione di Matteo Renzi di unificare la presidenza e la vicepresidenza della Cai, togliendo perciò forza alla capacità amministrativa della stessa Commissione: “Prima di questo governo eravamo una eccellenza nel mondo nel campo delle adozioni, ora siamo peggio di un ente inutile: la Cai è diventata un organo monocratico che prende decisioni senza la ratifica degli altri membri. Una situazione di illegittimità che va a danno dei bambini che avrebbero diritto a trovare una famiglia”.

L’HuffPost ha richiesto i dati sulle adozioni alla Cai, ma al momento non ha ricevuto risposta.

di Laura Eduati – Fonte

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