ROMA – Ministeri, dipartimenti, strutture di missione, centri studi, osservatori e comitati. Sono solo alcuni degli organi che, in Italia, sono impegnati nella tutela dei minori, con uno sforzo economico per il governo centrale pari allo 0,7% del bilancio dello Stato, circa 390 euro per minorenne (lo 0,2% del Pil). Un valore che però è in crescita negli ultimi anni, anche se con qualche problema.
“Si dice che nel nostro Paese – spiega Vincenzo Spatafora, garante dell’Autorità per l’infanzia e l’adolescenza – poco ci si occupa dei nostri minorenni e che poco ci si investa. Sono invece tanti i soggetti istituzionali che si occupano di loro a diversi livelli”. Ma proprio questa frammentazione rende difficile individuare le forze in campo e, soprattutto le cifre a disposizione.
L’Autorità ha tentato di tracciare un quadro più chiaro della situazione, elaborando Disordiniamo!, un documento che fornisce una mappatura delle istituzioni centrali impegnate in questo settore e dei fondi stanziati, sempre dal governo centrale. Rapporto che sottolinea qual è la vera criticità del sistema. “Servirebbe una cabina di regia, una figura, anche se non per forza un ministero nuovo – spiega Spadafora a Repubblica.it -, ma una delega unica, a un viceministro o a un sottosegretario, qualcuno che possa coordinare operativamente tutti i soggetti che oggi non hanno una guida unica. Non è possibile che quello che si decide a Palazzo Chigi in tema di infanzia non sia noto nei ministeri, e viceversa”.
Il dossier del Garante uscirà domani, 15 dicembre, ma Repubblica può anticiparne i contenuti. Nel rapporto è presa in considerazione la spesa diretta statale nel periodo dal 2012 al 2015, facendo riferimento dal 2012 al 2014 ai bilanci a consuntivo, mentre per l’anno in corso si fa riferimento alle risorse stanziate nel bilancio di previsione approvato con la Legge di Stabilità.
E si tratta solo di una prima fase di studio limitato (e quindi parziale) alle risorse nazionali, ben sapendo che ci sono anche risorse regionali e comunali, così come fondi stanziati dall’Europa. Anche con questi distinguo, dallo studio emergono elementi interessanti.
Spesa diretta in aumento… Nel lasso temporale analizzato, stando al rapporto, i ministeri hanno incrementato la spesa diretta (cioè l’insieme delle voci di bilancio che, in modo mirato, sono destinate a questa fascia di popolazione) al netto dei costi per il personale della scuola.
L’aumento è stato pari a un miliardo di euro (3,2 miliardi nel 2012, 3,4 nel 2013, 4 nel 2014, mentre le risorse assegnate per il 2015 sono 4,2 miliardi). Si registra, quindi, una crescita pari a circa il 26% della spesa impegnata nel triennio 2012-2014 e di un altro 5% delle risorse assegnate nel 2015 rispetto all’anno precedente.
Spesa per infanzia e adolescenza per ministero (migliaia di euro)
(inclusi costi per il personale)
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“La cifra di 4 miliardi è una cifra importante – continua il Garante – che però ci situa ancora agli ultimi posti in Europa. Va detto che se consideriamo anche i fondi europei questa cifra cresce ancora un po’, superando i 5 miliardi. Ma il problema vero, che è collegato al problema della cabina di regia, è che questi fondi, non rispondendo a un piano unico, a un soggetto unico, rischiano di disperdersi”.
… ma si riduce quella per la sicurezza nelle scuole. Se l’impegno economico generale è aumentato, un pesante segno negativo lo registrano voci importanti. Per esempio il Fondo nazionale per l’infanzia e l’adolescenza si è progressivamente ridotto, passando da una dotazione di 40 milioni nel 2012-2013, ai 30,7 del 2014 e arrivando a 28,7 del 2015.
Anche le voci dell’edilizia scolastica e della sicurezza nelle scuole in carico al Miur hanno avuto una drastica riduzione.
Spesa per infanzia e adolescenza, Istruzione Scolastica (migliaia di euro)
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Luci e ombre. I dati raccolti nel documento mettono in evidenza un panorama estremamente complesso, caratterizzato da luci e ombre, doppioni e sovrapposizioni. C’è un ulteriore fattore: il bilancio dello Stato, negli ultimi anni, è stato coinvolto da un processo di riforma che consentisse un monitoraggio più dettagliato della spesa pubblica da parte dei ministeri. Ripartizione che evidenzia, però, ancora di più la poco chiara attribuzione delle risorse destinate all’infanzia, perché non esiste una ‘missione’ espressamente dedicata ai più giovani.
Inoltre, sottolinea Spadafora, l’aumento dei fondi registrato “è stato dedicato a iniziative spot, come la carta acquisti o aiuti alle famiglie. Ma il problema è che non si sa se verranno riproposti e in più, come dice l’Istat, questi interventi non hanno inciso in maniera decisa sulla vita dei bambini e dei giovani”.
La criticità più forte comunque rimane l’assenza di una regia centrale, capace di organizzare e gestire gli interventi. Il che, inevitabilmente, spiega l’Autorità, impedisce di far convergere gli sforzi verso un progetto a lungo termine. “Ogni intervento – conclude Spadafora – deve avvenire in un quadro di obiettivi misurabili nel tempo, solo così si potrà incidere sugli indicatori negativi”. E concretamente sulla vita di bambini e ragazzi.
di PIERA MATTEUCCI e ALESSIO SGHERZA – Fonte