Sono 19.245 i minori che in Italia vivono in comunità, pari allo 0,2% dei minori italiani. Altri 2.072 sono i neomaggiorenni con proroga di collocamento. Il 57% dei minorenni collocati in comunità sono italiani, il 43% di origine straniera: circa la metà di essi è un minore straniero non accompagnato (msna). Il 34% sono femmine, il 66% maschi: sicuramente incide il peso dei minori non accompagnati. Il 57% dei minori in comunità ha fra il 14 e i 17 anni, il 15% meno di 6 anni: un dato che si spiega sia con il fatto che la gran parte dei msna rientra in questa fascia d’età sia con la difficoltà di costruire alternative alla comunità per ragazzi adolescenti e di trovare famiglie affidatarie disponibili ad accoglierle. Il 26,5% dei minori è in comunità da oltre 24 mesi (oltre quindi il termine previsto dalla legge), con alcune realtà territoriali in cui i minori che restano fuori famiglia per tempi ben fuori quelli previsti sono più della metà.

I nuovi dati, al 31 dicembre 2014, sono raccolti nel report “La tutela dei minorenni in comunità” (in allegato), presentata nei giorni scorsi dall’Autorità garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, Vincenzo Spadafora. Il report è «la prima raccolta dati sperimentale elaborata con le 29 procure della Repubblica presso i Tribunali per i Minorenni»:una fonte diversa quindi da quella del Monitoraggio elaborato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, che ogni due anni raccoglie i dati dei minori presenti nelle comunità del proprio territorio, unico riferimento ufficiale per quanto riguarda i fuori famiglia, con la pecca detta e ridetta dei lunghi tempi che intercorrono fra la raccolta dei dati e la loro pubblicazione (l’ultimo Monitoraggio disponibile, presentato a dicembre 2014, fa riferimento ai dati al 31 dicembre 2012 e contava 14.255 minori in servizi residenziali più 14.194 in affido.).

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Ecco quindi il senso dell’iniziativa di Spadafora: «Dopo tante polemiche, numeri detti e scritti in modo impreciso, finalmente facciamo luce e chiarezza su un tema molto caro all’opinione pubblica, ma spesso strumentalizzato dai media», ha detto il Spadafora. «Misurare il fenomeno è necessario per intervenire sulle storture del sistema. Non si tratta di valutare se gli allontanamento effettuati siano tanti o pochi, ma di chiederci tre cose: se vengono effettuati solo e tutti gli allontanamenti necessari; se viene effettivamente realizzato un progetto individuale per ogni singolo minorenne; se c’è monitoraggio costante, passo dopo passo, delle azioni compiute e dei tempi del collocamento.

Va inoltre facilitata e sostenuta la collaborazione tra i diversi enti che monitorano e si occupano dei minorenni collocati in comunità». Un tema su cui il Garante aveva già lavorato, ad esempio con la pubblicazione in primavera di un documento di proposta per i criteri e gli standard delle comunità residenziali per minorenni (in allegato).

Il Garante ha quindi coinvolto le Procure minorili, a cui le comunità sono tenute ad inviare un report semestrale: dati che fino ad oggi non erano mai stati messi a sistema ed elaborati. Tutte le 29 procure hanno risposto. Ne emerge una foto che parla di 21.317 ospiti, collocati in 3.192 strutture, con una media di 6,7 ospiti ciascuna. I minori sono 19.245, i neomaggiorenni 2.072. Il 58,9% dei minori si trovava al Centro Nord ed il 41,1% nel Sud e nelle Isole.

 

 

«Questo non devSchermata 2015 12 09 Alle 15e essere un punto d’arrivo ma di partenza. Lavorare per prevenire, mettendo in connessione persone, idee ed esperienze, è il vero obiettivo. Su input dei procuratori si è chiesto di inserire nel sistema informativo giustizia minorile automatizzato nuovi parametri, che consentano di automatizzare la raccolta dei dati», continua Spadafora. Fondamentale è rafforzare «il dialogo fra i diversi sistemi di raccolta dati per individuare, insieme agli altri organi preposti, procedure chiare ed efficaci al fine di arrivare ad una lettura comune e a una definizione condivisa del fenomeno»: un aiuto potrebbe arrivare dal tavolo permanente di confronto sulle comunità per i minori, attivato quest’anno dal Ministero, che sta predisponendo delle Linee di indirizzo per il collocamento in comunità sul modello di quelle già divulgate per l’affidamento familiare.

 

di Sara De Carli – Fonte

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