Quale influenza avrà l’attuale contesto sociale sull’adozione? Quali nuove forme di accoglienza dei bambini in stato di abbandono verranno introdotte nel sistema legislativo italiano? Adozione aperta, stepchild adoption, semiabbandono permanente, adozione da parte di famiglie omogenitoriali e da parte di single: questi i temi trattati. Il fil rouge? Il punto di vista dei bambini.
All’inizio, con i saluti delle autorità, alcuni esponenti del mondo delle adozioni, magistrati, avvocati e docenti entrano nel cuore del tema e, a mio modo di vedere, centrano l’obbiettivo. Da giurista non posso che trovarmi d’accordo con la provocazione del Dr. Luca Villa, magistrato del tribunale per i minorenni di Milano, che ha parlato di caos dell’attuale situazione definendo l’adozione come “una barca in mare avverso, con venti che cambiano in continuazione, avendo perso la bussola e con il timone rotto”. Negli ultimi 10 anni, infatti, la giurisprudenza è stata attraversata da tensioni contrapposte e diverse. Per me è la quotidianità e aggiungo che si può ben parlare di giurisprudenza del singolo giudice. Spesso l’orientamento è profondamente spezzettato. Allora districarsi e consigliare diventa molto complesso. Il Dr. Villa aggiunge che in particolare sulla ricerca delle origini occorre una legge che definisca cosa può fare un Tribunale, mentre ora ogni Tribunale procede in ordine sparso. Alcuni Tribunali si sono posti in atteggiamento di attesa, aspettando che il Parlamento prenda una decisione, altri hanno iniziato a muoversi, ma ognuno con le proprie prassi. Questo genera confusione nei cittadini e negli operatori del diritto, perché è difficile comprendere come mai un tribunale dia accesso a determinati atti e altri invece neghino l’accesso alle medesime condizioni. Si pensi, ad esempio, alla legge dei cento anni. Dopo la famosa sentenza della Corte Costituzionale e dopo l’intervento della Corte Europea, alcuni tribunali concedono informazioni, mentre altri le negano.
A seguire l’intervento dell’avvocato Gianni Ballarani, docente di Istituzioni di diritto privato alla Pontificia Università Lateranense e membro del comitato tecnico-scientifico del nuovo Osservatorio nazionale sulla famiglia che ha indicato la via da seguire. Per l’avvocato Ballarani prima di una modifica legislativa occorre un approfondimento che parta dal punto di vista dei minori abbandonati e occorre domandarsi quale possa essere il miglior contesto di crescita per ciascuno di loro. Certezza, rapidità ed efficienza dell’adozione e protezione del bambino debbono coesistere. Aggiungo io: la contrazione dei tempi per l’adozione è di per sé molto positiva, purchè non sia a discapito dell’interesse preminente del minore e del giusto approfondimento che ogni situazione merita.
Interessante anche l’introduzione della presidente del CIAI Paola Crestani che ha parlato della situazione delle adozioni in Italia e della commissione per le adozioni che si trova, come tutti sanno, in stato di stallo. A fronte del cambiamento del profilo dei bambini che vengono posti in adozione (bambini più grandicelli e spesso special needs) si assiste a cambiamenti della società e della famiglia. Aumentano le famiglie separate e sono sempre di più le famiglie omosessuali, con riconoscimento giuridico attraverso le unioni civili. Come affrontare questi cambiamenti? Resistere opponendoci, subirli oppure accompagnarli e governarli, approfittando degli aspetti positivi e diminuendo gli aspetti negativi? CIAI vuole confrontarsi con temi difficili e accompagnare il cambiamento senza subirlo nè evitandolo.
La professoressa Alessandra Salerno dell’Università di Palermo si è occupata di Eticità dell’adozione alla luce delle attuali trasformazioni famigliari. La famiglia attuale ha diverse forme ed è lo specchio della società, afferma. Emerge la necessità di adottare un modello inclusivo di famiglia che possa integrare aspetti rispetto al genere, composizione, etnia, religione. La domanda che la relazione della professoressa Salerno mi ha suscitato riguarda il dato relativo all’incidenza che ha ogni tipo di famiglia in termini di percentuali. Questo dato scientifico è mancato e servirebbe per capire meglio in che direzione andare.
Molto interessante l’intervento della Dr.ssa Raffaella Pregliasco, dell’Istituto degli Innocenti di Firenze che ha parlato di Eticità dell’adozione alla luce dell’evoluzione del superiore interesse del bambino. Spesso mi è capitato nei tribunali di dover giustificare e adattare l’interpretazione dellla terminologia usata per indicare il preminente interesse del bambino. Che cosa intendiamo quando parliamo di Best Interest of the child? E’ una definizione aperta nella quale è possibile far confluire tutta una serie di comportamenti. Sono stati fatti notevoli sforzi per riempire di significato questa definizione E tanto ancora si può fare.
La Dr.ssa Rosalinda Cassibba dell’università di Bari ci conduce alla comprensione dell’impatto dell’adozione aperta nelle ricerche internazionali.
Nell’affido dei minori, dovendo mantenere con gradi di rapporti differenti le relazioni con la famiglia d’origine, il bambino si trova a confrontarsi con modelli spesso contraddittori. Gestire due nuclei famigliari non è facile e c’è il rischio di fare confusione. La positività, invece, risiede nel fatto che i bambini non hanno dei “vuoti”, ma possono accedere direttamente alle informazioni che li riguardano.
L’adozione mite è stata proposta dal tribunale di Bari per trovare sistemazione agli affidamenti sine die, si è cercato cioè di dare stabilità ai minori in una famiglia adottiva pur mantenendo la presenza della famiglia originaria. Dalle interviste fatte agli adolescenti collocati con provvedimento di adozione mite risulta però che la maggior parte non ha contatti con i genitori d’origine,pur avendone la possibilità, per scelta dei ragazzi stessi; invece i rapporti con i propri fratelli sono mantenuti. Afferma la Dr.ssa Cassibba che l’attaccamento dei figli ai genitori adottivi ha una percentuale più alta del campione dei figli biologici.
Secondo il Dr. Marco Chistolini, invece, vale la pena di introdurre l’adozione aperta in Italia per tre ragioni: innanzitutto il benessere dei bambini in quanto l’adozione aperta evita degli strappi laceranti. Secondariamente perché si mette fine alla precarietà esistenziale di tantissimi minori, che sono in affido sine die. Infine, perché il mondo è cambiato e la segretezza con internet e i social network non esiste più: le persone si cercano e si trovano. I rapporti tra i soggetti coinvolti andranno regolamentati e i servizi sociali formati a sostenere questa nuova possibilità.
La Dr.ssa Alessandra Santona ricercatrice psicologa dell’Università della Bicocca e mamma adottiva, si è occupata degli esiti dell’adozione omogenitoriale nelle ricerche internazionali. Nelle ricerche risalenti agli anni ’90 sulla capacità dei genitori omosessuali di crescere un bambino come figlio, le domande avevano più l’aspetto di preoccupazioni rispetto al “rischio di contagio”. Attualmente la domanda del ricercatore si è spostata sulla qualità del benessere del bambino nella struttura famigliare.
Rispetto ai cambiamenti della nostra società e all’adozione che verrà occorre continuare a interrogarsi e la collaborazione di tutti: i ricercatori, le associazioni e le istituzioni. Occorre cioè una rete che possa fornire risposte.
di Dott.ssa Monica Ravasi – Fonte