L’adozione di un bambino è un atto d’amore grandissimo, più grande di generare un figlio biologico, perché ci si carica di bambini con un vissuto anche traumatico» tanto che le famiglie «hanno bisogno di sostegno psicologico in questa fase e devono essere preparate a compiere questo percorso». Lo ha detto il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, in audizione alla Camera in commissione Giustizia insieme ad esperti del settore delle adozioni e dell’affido familiare. Il ministro ha sottolineato le difficoltà legate all’affido determinate da pastoie burocratiche e «pratiche terribili» che, purtroppo, determinano il ritorno dei bambini alle case famiglia, «e questo è un trauma terribile per i bambini».
Lorenzin ha parlato di adozioni internazionali, riferendo che «stiamo lavorando con le nostre ambasciate per rafforzare gli aspetti di tutela sanitaria dei bambini all’estero», ma un grande lavoro c’è da fare anche «anche sugli affidi, noi dovremmo cercare di stimolarlo. L’affidamento è un aspetto grandissimo e importantissimo, e anche qui c’è necessità di un supporto psicologico sia per il minore che si trova in condizione di alternanza che per la famiglia che si affeziona».
Un ruolo chiave va riconosciuto ai servizi sociali territoriali, «che hanno il compito di prendere in carico la coppia e accompagnarla nelle fasi pre e post adottive». C’è un però, ha aggiunto il ministro: «le equipe non sono strutturate in modo uniforme, in alcune regioni sono integrate alle Asl, in altre invece operano le sole Asl, in altre ancor tali equipe non sono state proprio costituite». Quindi si tratta di uniformare l’approccio nazionale, come pure monitoraggio e controllo. «La quantità di informazioni alle coppie sulle procedure di adozione deve essere costante e omogenea, diversamente aumenta la disuguaglianza e disequità».
Lorenzin ha riferito che al momento il solo Piemonte può vantare l’esistenza di un’agenzia regionale per le adozioni internazionali. Agenzie che servono anche guardando all’esigenza di acquisire dati per il monitoraggio, specie per i bambini con necessità di interventi chirurgici. Il ministro della Salute ha insistito poi sulla criticita’ rappresentata dalla lungaggine burocratica in Italia sia per la dichiarazione di adottabilità dei minori nell case-famiglia, sia per ottenere da parte delle coppie il via libera alle adozioni internazionali, «tali attese lunghe incidono negativamente sul benessere psicofisico e sulla salute del bambino». Ma da non trascurare assolutamente è anche il problema di quei giovani e quelle giovani che una volta compiuti il 18^ anno di età devono lasciare le case-famiglia dove fino ad allora sono stati ospite, ed è un tema che a giudizio del ministro va affrontato da parte delle forze politiche, ovvero dal Parlamento.
«C’è necessità di aiutare in un percorso di studio, lavoro, di un posto dove vivere ed abitare questi ragazzi e queste ragazze. Se riuscissimo prima a dare in affido questi ragazzi, sarebbe un vantaggio. L’istituto dell’affido è qualcosa di straordinario, ci sono tante persone disposte a un gesto di amore». E poi c’è da considerare la formazione della coppia, oggi prevista per l’adozione internazionale e non per quella nazionale. A giudizio di Lorenzin occorre puntare a prevenire il disagio minorile, affidandosi anche ai consultori familiari, in supporto alle famiglie adottive e in rete con altre strutture. In definitiva, una riforma della disciplina in materia di adozione deve essere in grado «di rimuovere tutti quegli ostacoli, anche economici, che impediscono a tantissime coppie di intraprendere lo straordinario percorso di vita ed emozione rappresentato dall’adozione di un bambino».