Le audizioni per l’indagine conoscitiva sullo stato di attuazione delle disposizioni legislative  in materia di adozione e affido, che si sono tenute in commissione Giustizia della Camera dei Deputati, si sono concluse mercoledì 12 ottobre con l’intervento di Silvia Della Monica, vicepresidente (ed ex presidente) della Commissione Adozioni Internazionali (Cai). Un intervento fatto in buona parte di inesattezze, paradossi e falsità. Talmente tanti da non poterli riassumere tutti in un’unica “puntata”.Oggi la prima.

Citiamo solo per dovere di cronaca l’assurdità relativa ai dati sulle adozioni realizzate dall’Italia nel 2014 e 2015 che, secondo la vicepresidente Cai, sarebbero state “certificate da L’Aja”. Non ci risulta che il Permanent Bureau de L’Aja abbia fra i propri compiti quello di certificare, ma semplicemente quello di raccogliere e pubblicare sul proprio sito i dati inviati dalle varie Autorità Centrali.

Altro punto, e qui siamo in pieno paradosso, è quello relativo alla mancanza ormai cronica di comunicazione tra la grandissima parte delle famiglie e la Cai. Il numero verde con cui era possibile contattare gli uffici della Commissione è stato soppresso, alle chiamate telefoniche non risponde mai nessuno (o se rispondono prendono il numero e non richiamano) e ogni tentativo di inviare richieste via e-mail è vano: ogni messaggio mandato con posta elettronica torna puntualmente al mittente. Eppure, nel corso dell’audizione, Della Monica, pur scusandosi del fatto che il sito ufficiale della Cai è fermo dal 10 giugno scorso, ha respinto l’accusa di non comunicare con le famiglie, sostenendo di avere parlato per telefono con una coppia adottiva nella mattinata del giorno dell’audizione. Un po’ poco per dimostrare che le comunicazioni tra le famiglie e la Cai sono costanti.

Ma arriviamo ora alle affermazioni diffamanti e false (rese ancora più gravi perché diffuse in una sede altamente istituzionale come la commissione Giustizia della Camera) che riguardano Ai.Bi. Innanzitutto Della Monica ha più volte dichiarato che ci sarebbe, riguardo ad Ai.Bi., “un’indagine di carattere amministrativo e una penale in corso”.

Ebbene a noi risulta che la verifica amministrativa – come specificheremo più sotto – è stata chiusa il 26 marzo 2015 senza emissione di alcun provvedimento nei confronti di Ai.Bi., mentre di eventuali inchieste penali, a differenza delle conclamate certezze della vicepresidente , ad oggi non risulta proprio nulla.

Per quanto riguarda la vicenda Congo, ecco come la racconta Silvia Della Monica.

“L’inchiesta di Fabrizio Gatti pubblicata sull’Espresso riporta fatti gravissimi di cui la Commissione per le adozioni internazionali è pienamente consapevole. Il tentativo di banalizzazione o anche l’atteggiamento negazionista non risponde alla priorità di chiarezza e di sostegno all’ineludibile azione di pulizia che deve essere necessariamente portata fino in fondo e che io intendo portare fino in fondo, in ragione dei miei doveri d’ufficio, della mia storia personale. Ma soprattutto in ragione della tutela del governo italiano”. Queste dichiarazioni sono gravissime in quanto alla Cai, fin dal lontano giugno 2014, era ben noto quanto effettivamente accaduto in quel di Goma, realtà ben diversa dai fatti raccontati da “L’Espresso”. Infatti, in data 20 e 24 giugno, con documenti ufficiali della “Polizia speciale della Protezione dell’Infanzia e della Donna” del Nord-Kivu e del Presidente del Tribunale dei Minorenni di Goma Sumaili Kanyangolo Charles Wilfrid, la Cai, proprio nella persona di Della Monica, veniva scrupolosamente resa edotta dei reali fatti accaduti nel mese di marzo dello stesso anno.

Anzi, lo stesso Presidente del Tribunale dei Minorenni, in nome della più ampia collaborazione tra i due Paesi e in relazione alla drammaticità dell’evento accaduto, autorizzava nuovi abbinamenti per le 4 famiglie dei bambini rapiti. Ai.Bi. prontamente girava la richiesta alla Cai, ma Silvia Della Monica non ha mai risposto.

A seguito di tali fatti Silvia Della Monica apriva, il 26 settembre 2014, una verifica su Ai.Bi. regolarmente chiusa, ai sensi del DPCM 16.07.2010 n.142, dopo 6 mesi, ovvero il 26 marzo 2015. Non essendo emersa da tale verifica alcuna irregolarità da parte di Ai.Bi., non venne emesso alcun provvedimento nei confronti di quest’ultima.

È fin qui nulla da osservare: che cosa poi è successo? Ecco la gravità delle affermazioni rilasciate da Silvia Della Monica in audizione.

A seguito dell’uscita dell’inchiesta de “L’Espresso”, le autorità congolesi – e precisamente il Presidente del Tribunale per i Minorenni e il Procuratore della Repubblica di Goma Saleh Katamea Daniel – profondamente colpite dall’assurdità e falsità della ricostruzione dei fatti accaduti, inventati da Gatti, scrivono, rispettivamente in data 13 e 30 agosto2016, due lettere.

La prima – 10 pagine – al giornalista Gatti, la seconda – 6 pagine – al direttore de “L’Espresso”. Entrambi pregano l’Ambasciata italiana a Kinshasa di trasmettere le lettere, oltre che ai destinatari, anche  alle autorità italiane competenti (Cai) e agli enti interessati. Ora è ben evidente che i contenuti di tali lettere, che smentiscono nettamente – come i lettori di Aibinews avranno modo di apprezzare nelle puntate seguenti – i fatti così come ricostruiti da Gatti, fossero ben noti anche alla vicepresidente Della Monica, essendo state entrambe le missive puntualmente e tempestivamente recapitate alla Cai e alla sua presidente.

Ora ci chiediamo perché Silvia Della Monica non abbia reso noto in audizione, citando lei “i fatti” narrati da “L’Espresso, la versione ufficiale comunicata così dettagliatamente dalle autorità giudiziarie della Repubblica Democratica del Congo? Eppure certe espressioni non lasciano adito a dubbi di sorta.

Vediamole.  È il Procuratore della Repubblica che scrive:

“In breve, come organo di legge, io dovrei essere informato di tutte queste situazioni, se fossero realmente esistite, dal momento che la loro gestione è all’interno dei miei poteri e di mia competenza oltre che di quelle degli ufficiali di polizia giudiziaria che agiscono sotto i miei ordini e sotto la mia autorità. Ecco perché denuncio il falso rispetto a questa storia che è una totale invenzione”.

E così conclude la sua missiva (che, come detto, sarà interamente pubblicata nelle puntate successive):

Queste accuse sono false e il procuratore persiste e sottoscrive che questi fatti non sono mai esistiti. Questa ricostruzione è stata costruita di sana piana dagli interessati per perseguire scopi non meglio conosciuti. Questo è il punto di vista del Procuratore della Repubblica alle accuse falsamente sviluppate contro la Procura di Grande Istanza di Goma dal giornale L’ESPRESSO. Nonostante quello che ho appena letto sull’ ESPRESSO, conservo lo stesso, la fede e la speranza che ci siano da qualche parte in Italia, giornalisti seri e competenti“.

Fonte

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