“La modifica alla legge n. 184 del 1983 recentemente approvata sancisce per i bambini in affido familiare il diritto alla continuità di positive relazioni affettive.

Viene così introdotta una norma che, a differenza del passato, colloca l’istituto dell’affidamento familiare e quello dell’adozione su binari che possono incrociarsi in alcuni snodi dei percorsi evolutivi dei bambini in affido e adozione. Brodzinsky, esperto di adozione di fama internazionale, in un seminario tenuto di recente a Milano ha spiegato che negli Stati Uniti la grande maggioranza dei bambini che vengono adottati provengono dall’affido familiare. Viene così superata nel nostro paese una norma giuridica che, pur avendo avuto piena legittimità e la funzione storica di differenziare i due istituti, ha tuttavia portato in passato ulteriori esperienze di perdita e sofferenza a tanti bambini.

Dal punto di vista psicologico la continuità è un valore collegato al Sè; il compito dei bambini che hanno un percorso di crescita “frammentato” è quello di mettere insieme i “diversi pezzi” della loro vita, sviluppando nuove appartenenze che non neghino quella precedente.

Affinchè costruiscano un modello del Sé coerente ed integrato è necessario un adeguato sostegno al fine di evitare interruzioni traumatiche dei legami e la nuova norma sicuramente va in questa direzione.

In secondo luogo viene accolto un paradigma scientifico relativamente nuovo che è quello degli attaccamenti multipli; i bambini sono predisposti ad avere multiple relazioni affettive e possono trarre giovamento da queste se vengono garantite condizioni contestuali con sufficienti livelli di accordo tra i differenti caregivers.

Tuttavia a mio avviso la norma introdotta non potrà in futuro non avere ricadute su altri contesti.

Cito a titolo di esempio il mantenimento dei rapporti con i genitori biologici nell’adozione: si tratta di un tema attualmente molto dibattuto che vede confrontarsi posizioni diverse. Se la continuità viene accolta come valore nel corpus giuridico minorile sarà più facile per chi sostiene l’apertura strutturale nell’adozione avvalorare le proprie buone ragioni. La mia opinione è che i cambiamenti che si profilano possono essere positivi e che dobbiamo sperimentare nuovi modelli per cogliere i vantaggi che ci possono portare mantenendo una posizione aperta che non precluda la possibilità di utilizzarne molteplici.

Concludendo ritengo che come operatori del cambiamento non possiamo che accogliere con soddisfazione queste innovazioni; dobbiamo tuttavia mantenere al centro delle nostre prassi i bambini ed evitare che le esigenze di protezione vengano meno.”

Francesco Vadilonga

 *Francesco Vadilonga, (CTA di Milano) ha coordinato la commissione scientifica Cismai che ha prodotto il documento ” Requisiti di qualità per gli interventi a favore dei minori adottati”, approvato dall’Assemblea dei Soci il 7 ottobre 2011. Nel documento vengono definiti i requisiti relativi agli interventi a favore dei minori adottati per i quali si renda necessaria una presa in carico socio-educativa, sanitaria e/o per la cura e la terapia dopo il collocamento nella famiglia adottiva.

Fonte

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