«Leggo sui giornali la questione della coppia a cui è stata negata l’idoneità all’adozione perché la signora ha un tumore al seno. Pur comprendendo il dramma esistenziale della signora e rispettando la sofferenza umana di questa situazione, penso che ancora una volta stiamo sbagliando il punto da cui porre la questione»: così Frida Tonizzo, consigliera nazionale dell’Anfaa – Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie commenta il caso raccontato oggi dai giornali.

Il tribunale dei minori di Torino avrebbe negato l’adozione a Bianca e Sergio poiché la donna, 42 anni, ha un tumore al seno. Da quanto si legge la coppia avrebbe presentato domanda per l’adozione internazionale (nel caso della disponibilità all’adozione nazionale infatti le domande sono oggetto di una valutazione comparativa ogni volta che si prospetta un abbinamento con un minore, le coppie non hanno un feedback che sancisca il diniego della loro domanda). La signora ha un tumore al seno da diversi anni e la domanda di adozione sarebbe stata presentata dopo la seconda recidiva: la malattia però si sarebbe riacutizzata di recente. La sentenza del Tribunale, secondo la donna, non tiene peraltro conto della relazione dell’Asl che la giudica «fisicamente idonea in quanto la patologia stabile consente le funzioni educative verso la prole».

«Mi sembra che i giornali si mettono dal punto di vista dell’adulto, parlando quasi di un diritto negato per la donna, di discriminazione mentre ancora una volta dovrebbe essere precisato che non esiste un diritto ad avere un figlio. Il punto di vista deve essere quello del bambino. Allora, nel suo interesse, avendo la possibilità di scegliere fra tante famiglie disponibili – non dimentichiamo che nelle adozioni nazionali ci sono una decina di disponibilità per ogni bambino adottabile e anche nelle adozioni internazionali ci sono più disponibilità per ogni bambino – perché mai il Tribunale dei Minori dovrebbe scegliere per quel bambino una mamma con problemi di salute? Nel caso in cui si configura l’eventualità di una sofferenza futura, a parità di condizioni, è meglio scegliere la situazione che non presenta questa eventualità. È un ragionamento di tutela dei minori, oltre al fatto che esiste una precisa disposizione normativa sulle condizioni psicofisiche degli aspiranti genitori», spiega Tonizzo.

Tonizzo racconta di esperienze incrociate dall’Associazione, sempre premettendo il rispetto per la signora e facendo un ragionamento in generale: «Abbiamo visto bambini adottati da coppie in cui uno dei due tumore non segnalato agli operatori, alcuni di quei bambini si sono ritrovati orfani di un genitore. Si può vivere anche solo con un genitore, è vero e dal cancro si guarisce, è altrettanto vero, ma torno a dire, potendo scegliere, perché dovremmo preferire proprio la situazione che presenta dei rischi? È lo stesso ragionamento che facciamo sull’adozione per i single: potendo scegliere, perché dare a un bambino un solo genitore anziché due?». Di eccezione Tonizzo ne ha viste: «abbiamo seguito un minore adottato da una coppia in cui il papà era paraplegico, ma quel bambino era in affido da anni in quella famiglia, c’era un aspetto affettivo da considerare».

di Sara De Carli – Fonte

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